Fonte: Wikipedia
Il lupo etiope (Canis simensis), una delle specie più rare e minacciate al mondo, sta stupendo gli scienziati con un comportamento sorprendente: l’alimentazione di nettare da fiori, che potrebbe farlo diventare un impollinatore. Questi grandi carnivori, noti per predare principalmente roditori, sono stati osservati nutrirsi dal nettare della Kniphofia foliosa, un fiore che cresce nelle zone afroalpine dell’Etiopia. Durante il pasto il muso del lupo si copre di polline, il che suggerisce che potrebbe trasportarlo da un fiore all’altro, contribuendo alla riproduzione della pianta, proprio come fanno insetti e piccoli mammiferi volanti.
La scoperta, condotta dall’Ethiopian Wolf Conservation Program (EWCP), ha rivelato che i lupi passano molto tempo a visitare i fiori, spostandosi tra diverse piante per oltre un’ora e visitando anche 30 fiori consecutivamente. Questo comportamento è stato osservato in vari branchi e non rappresenta un caso isolato. Sebbene la maggior parte degli impollinatori siano insetti, il fatto che un grande carnivoro come il lupo etiope possa svolgere questo ruolo apre nuove prospettive sul comportamento degli animali e sull’interazione tra specie.
Per confermare il ruolo effettivo del lupo come impollinatore, però, sarà necessario verificare che il polline trasportato contribuisca effettivamente alla produzione di frutti. In ogni caso, questa scoperta ha implicazioni significative per la conservazione. L’habitat naturale del lupo etiope, che include anche le piante di Kniphofia foliosa, è messo a rischio dalla crescita delle attività umane, dalla competizione con il bestiame e dai cambiamenti climatici.
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La protezione di questo ecosistema diventa quindi fondamentale non solo per salvaguardare il lupo, ma anche per preservare l’intero equilibrio ecologico di quest’area. Inoltre il nettare potrebbe anche avere un ruolo nutrizionale importante per i lupi, suggerendo che piccole quantità potrebbero offrire benefici vitali. La scoperta rinforza l’urgenza di proteggere l’habitat di queste specie e di riconoscere la connessione intricata che esiste tra biodiversità e conservazione.
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