Nel 1800 alcuni scienziati scoprirono e cominciarono a descrivere la rana pescatrice degli abissi (Cryptopsaras couesii), del sottordine dei Ceratioidei, ma non riuscivano ad avere il quadro completo della nuova specie scoperta. Tutti gli esemplari che avevano a disposizione, infatti, erano femmine e non capivano dove fossero i maschi o che aspetto avessero.
Quasi un secolo dopo che il primo ceratioide era stato inserito nella documentazione scientifica, le cose iniziarono a diventare un po’ più chiare.
Nel 1922, il biologo islandese Bjarni Saemundsson scoprì un ceratioide femmina che aveva due pesci più piccoli attaccati con la bocca al suo ventre. Pensò che si trattasse di una madre con i suoi cuccioli, ma rimase perplesso dalla loro disposizione.
Fu solo due anni più tardi che Charles Tate Regan, del British Museum of Natural History, scoprì un aspetto inquietante della riproduzione della rana pescatrice, degno del miglio film horror.
Regan sezionò un pesce piccolo attaccato ad una femmina e si rese conto che non era una specie diversa o un figlio, bensì il compagno. Lo studioso scoprì anche il motivo per cui i maschi ceratioidi erano così diversi dalle femmine: non avevano grandi bocche semplicemente perché non cacciavano, in quanto perennemente attaccati alla femmina e dipendenti da lei nell’alimentazione: in altre parole, erano dei parassiti.
A poco a poco lo scienziato ricostruì i passaggi fino a allora mancanti nella conoscenza della specie. Nella stagione della riproduzione i maschi ceratioidi seguono un feromone emesso dalle femmine per rintracciarle nelle profondità degli abissi. A loro volta poi emettono un segnale bioluminescente per attirarle a sé.
Nel momento in cui trovano la compagna adatta, le mordono la pancia e rimangono attaccati fino a quando il suo corpo non si fonde con quello di lei. La loro pelle si unisce, così come i loro vasi sanguigni, il che consente al maschio di prendere tutti i nutrienti di cui ha bisogno dal sangue del suo ospite/compagno. I due pesci diventano essenzialmente uno.
Con il suo corpo fuso con quello della femmina, il maschio non deve più preoccuparsi di vedere, nuotare o mangiare come un qualsiasi altro pesce. Le parti del corpo di cui non ha più bisogno (occhi, pinne e alcuni organi interni) si atrofizzano, degenerano e appassiscono, finché non è altro che un pezzo di carne appeso alla femmina, che le prende il cibo e le garantisce la fecondazione quando è pronta a deporre le uova.
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Le differenze estreme di dimensioni tra i sessi e l’accoppiamento parassitario non si riscontrano in tutte le rane pescatrici. Negli altri sottordini, ci sono maschi che nuotano liberamente per tutta la vita, che possono cacciare da soli e che si attaccano alle femmine solo temporaneamente per riprodursi prima di spostarsi. Tuttavia per i ceratioidi delle profondità marine, che potrebbero incontrarsi solo raramente nell’oscurità degli abissi, lo strano processo di accoppiamento è un adattamento necessario per tenere i compagni a portata di mano e garantire la riproduzione.
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