Imparare nuove lingue è un mezzo per allargare i propri orizzonti comunicativi e culturali. Ogni lingua da studiare però ha un diverso grado di difficoltà. Ad esempio l’italiano o lo spagnolo hanno regole grammaticali chiare e una pronuncia piuttosto semplice, mentre il cinese mandarino è una lingua tonale, per cui il significato di una stessa parola cambia a seconda di come viene pronunciata.
Se nell’immaginario collettivo si pensa che le lingue più difficili da studiare siano il cinese, l’arabo, il coreano o l’ungherese, ebbene non è così. Nella classifica delle lingue più complicate da apprendere ce n’è una poco utilizzata ma che risulta molto complicata nella sua struttura e la più difficile al mondo: il navajo, la lingua dei nativi americani che ha fatto disperare generazioni di studenti.
Il navajo è parlato dai nativi americani che vivono in Arizona e nel Nuovo Messico, negli Stati Uniti. La complessità della lingua e la globalizzazione che ha portato a nuove forme di comunicazione, ne hanno messo seriamente in pericolo la sopravvivenza.
Le parole del navajo assumono diversi significati a seconda dell’intonazione della pronuncia. La lingua ha una ricchezza fonetica impressionante, con 33 consonanti e 12 vocali, alcune delle quali molto particolari e difficili da pronunciare. Anche la grammatica è complessa, soprattutto per quanto riguarda i verbi, il cui significato cambia a seconda di come viene eseguita una determinata azione. Esistono più di sette forme verbali, 12 aspetti e 10 sottoaspetti, il che dà origine a una grande varietà di espressioni. L’azione specifica, l’oggetto coinvolto e altri fattori influenzano la forma verbale, rendendo il processo di apprendimento ancora più impegnativo.
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La lingua Navajo rischia di scomparire in futuro. Sebbene la tribù contenga circa 400.000 membri, secondo i dati del 2017 solo circa 170.000 parlano fluentemente la lingua.
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