Un tribunale francese ha recentemente stabilito che un uomo licenziato da una società di consulenza per non essere abbastanza divertente sul posto di lavoro ha il diritto di essere noioso quanto vuole. Nel 2015, Cubik Partners, una società francese di consulenza manageriale con sede a Parigi, ha licenziato il signor T., il cui nome completo non è stato divulgato per motivi di privacy. Le motivazioni addotte sono state che era difficile lavorare con lui, che era uno scarso ascoltatore e che era semplicemente noioso. A quanto pare, però, l’azienda intendeva dire che il signor T non usciva abbastanza con i suoi colleghi dopo il lavoro, come parte dell’approccio “basato sul divertimento” dell’azienda al team building.
Il dipendente, invece, ha chiarito che semplicemente si rifiutava di partecipare forzatamente a vari eccessi, come il consumo di grandi quantità di alcol e persino la condivisione del letto con i colleghi. Dopo essere stato licenziato da Cubik Partners per “inadeguatezza professionale”, Mr. T ha portato la società in tribunale, sostenendo che il licenziamento per non essere abbastanza divertente per il suo datore di lavoro era illegale. Dopo anni di battaglie legali, un tribunale francese ha dato ragione al dipendente licenziato.
Nella sua decisione, il tribunale ha affermato che l’azienda di consulenza non aveva il diritto di costringere nessuno a “partecipare forzatamente a seminari e bevute di fine settimana che spesso sfociavano in un’assunzione eccessiva di alcol, incoraggiata da collaboratori che mettevano a disposizione grandi quantità di alcol”. La sentenza del tribunale ha anche affermato che Cubik Partners ha messo in atto “pratiche umilianti e invasive della privacy, come la simulazione di atti intimi, l’obbligo di condividere il letto con un collega durante i seminari, l’uso di soprannomi per designare le persone e l’apposizione di foto deformi e truccate negli uffici”.
Leggi anche: Chiede al suo capo quando lo pagherà: lui lo licenzia
Oltre ad avere il diritto legale di rifiutarsi di partecipare alle feste, il signor T ha anche diritto a un risarcimento di 3.000 euro. Il dipendente ha chiesto al suo ex datore di lavoro un ulteriore risarcimento di 473.000 euro, su cui il tribunale si pronuncerà dopo una prossima udienza di verifica.
Share