A “giocare” con i social ci si può anche bruciare o finire per scontare 150 ore di servizio sociale. È questa la pena data da un tribunale del Regno Unito ad un uomo che ha pubblicato un tweet “gravemente offensivo” in merito ad un veterano di guerra. Infatti, ci sono argomenti con i quali in Inghilterra non è permesso “scherzare”. Joseph Kelly, di 36 anni e originario di Glasgow, ha pubblicato su Twitter un post sul capitano Sir Thomas Moore, diventato un’icona nazionale per aver raccolto fondi per gli operatori sanitari nel 2020.
“L’unico buon soldato britannico brucia”, ha scritto il giorno dopo la morte di Moore. Kelly era ubriaco e si è immediatamente pentito, tant’è che ha cancellato tutto dopo circa 20 minuti. “Ha ammesso di aver sbagliato”, ha spiegato il suo avvocato. “Non aveva previsto quello che sarebbe successo. Ha preso provvedimenti quasi immediatamente per cancellare il tweet. Tuttavia, i procuratori britannici avevano addirittura richiesto che venisse mandato in carcere in base ad una controversa legge britannica che punisce i post online che sono ‘gravemente offensivi o di carattere indecente, osceno o minaccioso’ con un massimo di sei mesi dietro le sbarre”.
Lo sceriffo Adrian Cottam, responsabile della condanna di Kelly, ha affermato: “È importante che tutti capiscano quanto velocemente le cose possono sfuggire al nostro controllo”. Kelly è stato dichiarato colpevole ai sensi della sezione 127 del Communications Act del Regno Unito, che sta per essere sostituito da un nuovo disegno di legge sulla sicurezza online del paese.
Tuttavia, i critici temono che la nuova legislazione si tradurrà in procedimenti giudiziari simili a quello affrontato da Kelly, assegnando ai cittadini pene severe a causa di messaggi ritenuti “dannosi” sulla base di vaghe nozioni di moralità pubblica. Anche uno studente di legge inglese è stato condannato ai servizi sociali per aver inviato messaggi razzisti a un giocatore di calcio.
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