Nel Museo archeologico di Taranto è esposto un antico vaso greco sopra il quale è rappresentata la dea Afrodite (Venere per i Romani) intenta a minacciare suo figlio Eros (Cupido per i Romani) con un sandalo. Il manufatto risale intorno al 360 a.C. e ci permette di apprezzare una singolare “tradizione”. L’uso della ciabatta come “strumento pedagogico” e coercitivo ha origine dall’antichità classica e – a quanto pare – era ampiamente utilizzato dai greci, a cui dobbiamo la filosofia occidentale.
In realtà sembra che nella mitologia greca la dea non fosse nuova a queste “tecniche di educazione”. In un mosaico ritrovato in Giordania c’è un altro esempio di utilizzo della “ciabatta volante“, stavolta anche con l’aiuto di una complice.
Oltre alla figura predominante di un’Afrodite seduta su un trono accanto ad Adone che regge una lancia, si può notare una Grazia che porge Eros alla dea, la quale – anche questa volta – è pronta a picchiarlo con un sandalo. Un secondo Eros accarezza il piede nudo di Afrodite in un gesto sottomesso.
Ma c’è di più: nel Museo Archeologico Nazionale di Atene, in Grecia, è esposta una scultura di Afrodite, Pan ed Eros, realizzata intorno al 100 a.C. in marmo pario. L’opera, scoperta sull’isola di Delo, raffigura la dea della bellezza con una ciabatta in mano, pronta a colpire.
Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio si nota la “disperazione” di mamma Afrodite nei confronti di suo figlio Eros, troppo irrequieto e incontrollabile. Nel passo in questione Hera chiede l’intervento di Atena e Afrodite per aiutare Giasone a conquistare il famoso Vello d’oro, decidendo di coinvolgere anche Eros.
A quel punto Afrodite chiede alle due dee di parlare loro stesse con il figlio, perché lui non fa altro che provocarla e mancarle di rispetto.
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In questo aneddoto si vuole sottolineare un concetto più profondo: nessuno può controllare l’Amore.
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