La tecnica da nuova vita agli oggetti rotti esaltandone i difetti. Si crea così un manufatto del tutto nuovo dalle cui imperfezioni nasce la bellezza
- Il kintsugi è un’antica arte giapponese che consiste nel riparare i vasi di ceramica rotti dando loro un nuovo aspetto
- I cocci vengono riattaccati con un collante naturale misto a metalli preziosi come l’oro liquido
- Il danno non viene nascosto ma evidenziato
- La tecnica vuole rappresentare l’idea che la bellezza si trova nelle imperfezioni
- Il kintsugi va oltre la semplice riparazione di un oggetto poiché ne trasforma e cambia intenzionalmente l’aspetto
Il kintsugi è un’antica arte giapponese che consiste nel riparare i vasi di ceramica rotti riassemblando i cocci con un collante naturale misto a metalli preziosi, come l’oro liquido.
La bellezza delle imperfezioni
Se una ciotola si rompe, invece di buttarla via, viene riportata a nuova vita. Il danno non viene nascosto ma piuttosto evidenziato. La tecnica vuole rappresentare l’idea che la bellezza si trova nelle imperfezioni. La rottura viene vista come un’opportunità per riconsiderare la propria vita e ripartire tenendo presenti gli errori fatti.
Il kintsugi era piuttosto diffuso in Giappone tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII. Le origini di questa estetica risalgono al periodo Muromachi (dal 1336 al 1573). La storia narra che il terzo capo Shogun regnante a quell’epoca, Ashikaga Yoshimitsu (1358-1408) aveva una tazza da tè preferita che cadde rompendosi in tanti pezzi. La ciotola era un pezzo unico e non poteva essere sostituito. Il sovrano, invece di buttarla via la mandò in Cina per una riparazione. All’epoca una tecnica diffusa per riparare oggetti particolarmente preziosi, era di riunire i pezzi tenendoli insieme con punti metallici. Lo Shogun però non considerava la procedura né funzionale né bella. Chiese quindi ai suoi artigiani di trovare un metodo alternativo per ridare bellezza alla tazza danneggiata.
La tecnica riporta un oggetto rotto a nuova vita
Nacque così il kintsugi. In questo tipo di arte le imperfezioni e le crepe dorate rendono unico e prezioso il nuovo oggetto. Costituiscono uno sguardo al passato, al momento di “fallimento” che il vaso e il suo proprietario hanno superato per arrivare ad una nuova dimensione.
L’arte del kintsugi è indissolubilmente legata alla filosofia giapponese del wabi-sabi, una visione del mondo incentrata sull’accettazione della caducità, dell’imperfezione, della bellezza che si trova nella semplicità. Wabi-sabi è anche un apprezzamento sia degli oggetti che degli elementi della natura che ci ricordano che nulla rimane uguale per sempre. La tecnica kintsugi va oltre la semplice riparazione di un oggetto poiché ne trasforma e cambia intenzionalmente l’aspetto.
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In un’epoca di consumismo e di attenzione esasperata dell’estetica, imparare ad accettare e celebrare le cose imperfette può essere un’ispirazione di vita piuttosto profonda. Qualsiasi errore o delusione o negatività si presenti nella nostra esistenza abbiamo la possibilità di trasformarlo in qualcosa di nuovo e positivo da cui ripartire.
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