Recenti scavi archeologici sull’isola di Ven, in Svezia, hanno portato alla luce straordinarie rivelazioni sui lavori alchemici di Tycho Brahe, celebre astronomo e scienziato del XVI secolo. Analizzando frammenti di ceramica e vetro del suo laboratorio, i ricercatori hanno trovato tracce di tungsteno, un elemento chimico scoperto ufficialmente solo nel XVIII secolo.
Tycho Brahe, noto principalmente per i suoi contributi all’astronomia, possedeva un laboratorio alchemico sulla sua isola privata, assegnatagli dal re Federico II di Danimarca per realizzare un centro di studi dove confluivano spesso i maggiori esperti astronomi e alchimisti dell’epoca. Qui, Brahe eseguiva esperimenti complessi che univano alchimia, chimica e medicina. I frammenti recuperati durante gli scavi contengono residui di nove elementi chimici: rame, antimonio, oro, mercurio, nichel, zinco, stagno, piombo e, sorprendentemente, tungsteno.
La presenza del tungsteno è particolarmente sorprendente poiché questo elemento, noto per la sua alta densità e punto di fusione, fu isolato solo nel 1783 da due chimici spagnoli, i fratelli Elhuyar. Il materiale trovato nei campioni suggerisce che Brahe utilizzava minerali contenenti questo metallo, sebbene non ne conoscesse l’identità chimica.
Secondo gli esperti, Brahe potrebbe aver lavorato con minerali di scheelite o wolframite, composti naturali che contengono tungsteno. Questi materiali potrebbero essere stati impiegati nei tentativi di trasmutazione, ovvero trasformare metalli comuni in oro, secondo le credenze alchimistiche dell’epoca, o nella preparazione di composti utilizzati per scopi medici o filosofici. L’alchimia, al tempo di Brahe, era strettamente legata alla medicina. Molti alchimisti cercavano di sviluppare rimedi per malattie o elisir per prolungare la vita. Il tungsteno, seppur non identificato come elemento, potrebbe essere stato parte di uno di questi esperimenti.
La scoperta non solo getta nuova luce sulle attività di Brahe, ma evidenzia anche il ruolo della pratica alchemica come precursore della chimica moderna. L’alchimia, spesso vista come pseudoscienza, era in realtà un campo di studio empirico che combinava osservazione, sperimentazione e filosofia.
Leggi anche Le “guaritrici occulte” e le medicine segrete delle donne nel Medioevo
L’analisi del laboratorio di Tycho Brahe dimostra che scienziati come lui avevano accesso a materiali e tecniche di cui non si sospettava l’esistenza. Gli strumenti avanzati di analisi chimica moderna stanno ora permettendo di riscoprire e rivalutare le conoscenze e le competenze degli alchimisti del passato.
Share