La storia dell’uomo che si è spedito in Galles dall’Australia in una scatola di legno

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La storia dell’uomo che si è spedito in Galles dall’Australia in una scatola di legno

| 27/12/2023

Nel ‘65 un uomo ha provato a tornare a casa in Galles in una scatola di legno

  • L’allora diciannovenne Brian Robson viveva in Australia da 11 mesi
  • Lavorava per le Ferrovie Vittoriane e guadagnava 40 sterline al mese
  • Sentiva una disperata nostalgia di casa, ma il suo stipendio non era sufficiente per un biglietto aereo
  • Allora la grande idea: si fatto chiudere in una scatola di legno da due amici per tornare in Galles
  • Lo hanno quindi spedito come carico su un volo da Melbourne a Londra
  • Ma la storia si è complicata durante il viaggio, arrivando perfino negli uffici dell’FBI

 

Brian Robson è un pensionato di Cardiff, con una vita regolare e alcuni progetti per il futuro legati alla sua giovinezza. Infatti, dietro ai capelli bianchi e alle rughe stanche, si nasconde una grande e assurda storia, che solo ragazzi di 19 anni possono architettare e mettere in pratica. Era il lontano 1965 e Brian viveva in Australi da 11 mesi: nonostante il lavoro per le Ferrovie Vittoriane e una buona compagnia, il diciannovenne aveva una tremenda e disperata nostalgia di casa. Complici due amici irlandesi, decise di farsi chiudere in una scatola di legno e farsi spedire in Galles dall’Australia.

Un’impresa tanto assurda quanto memorabile, del resto bisogna aguzzare l’ingegno se mancano le possibilità. Infatti, l’aereo per tornare a casa costava almeno 700 sterline e la paga mensile di Brian – 40 sterline – non era assolutamente sufficiente. Due amici e colleghi irlandesi, noti a Brian solo come Paul e John, riuscirono in una settimana convincerlo del “piano”: lo misero in una scatola di legno “grande come un mini-frigo”, lo inchiodarono e chiusero dentro e lo spedirono come carico su un volo Qantas da Melbourne a Londra, destinazionne Galles. Almeno questo era il progetto originale.

Da 36 ore a 4 giorni

Brian si era attrezzato alla perfezione: nella piccola cassa portò con sé cuscini, una torcia, la sua valigia, un libro di canzoni dei Beatles e due bottiglie (una per l’acqua e l’altra per l’urina). Certo non era un viaggio di lusso, era pur sempre in una scatola di legno diretta in Galles. Ma quello che avrebbe dovuto essere un volo diretto di 36 ore si è trasformato in un calvario di quattro giorni. E l’odissea partì male fin da subito. Dato che il volo Qantas era pieno, misero la cassa etichettata come contenente un “computer” su un aereo molto più lento. Destinazione: Los Angeles.

Brian ha raccontato che la stiva alternava momenti di gelo a ore di caldo intenso, tanto che fece spesso fatica a respirare durante il viaggio. Quando l’aereo atterrò a Sydney, lo lasciarono a testa in giù per 22 ore, nonostante le numerose etichette con scritto “questo lato in su” sulla cassa. Questo gli causò molti vuoti di memoria. Dopo essere ripartito e atterrato di nuovo, Brian pensava di essere arrivato finalmente a Londra. Ma, dopo averlo portato in un capannone per il trasporto merci, attraverso un buco nella scatola Brian ha incrociato lo sguardo di un funzionario della dogana statunitense. Ormai scoperto, il fuggitivo venne interrogato dall’FBI, che voleva assicurarsi che non fosse una spia della guerra fredda.

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Un viaggio più infinito che assurdo

Una volta accertato che non era una minaccia, le autorità decisero di non sporgere denuncia e lo spedirono – in senso figurato – a Londra con un normale volo commerciale. Riuscì finalmente a tornare in Galles, anche se non in una scatola di legno. Brian ha passato la sua vita a lavorare nella vendita al dettaglio e ora racconterà la sua storia in un libro e in un film. Felice della sua impresa, anche se lunga e molto rischiosa, guardando indietro al suo piano il pensionato ha detto: “È stata una stupidaggine. Se i miei figli ci avessero provato, li avrei uccisi. Ma erano altri tempi”.

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