La rana “di legno” che congela durante l’inverno (ma resta viva)

L’anfibio per resistere alle basse temperature interrompe tutte le funzioni vitali e rimane in uno stato di ibernazione

 

L’adattamento degli animali all’ambiente per garantire la sopravvivenza della specie a volte passa attraverso sistemi strabilianti. È il caso della rana di legno (Rana sylvatica) che vive nelle regioni settentrionali del nord America e in Alaska.

Lo stato di ibernazione

Per sopravvivere alle rigide temperature invernali, l’anfibio congela il proprio corpo interrompendo tutte le funzioni vitali in attesa del rialzo delle temperature a primavera. A differenza di altre specie che si rifugiano sott’acqua per evitare il congelamento, la rana di legno si nasconde tra le foglie sul suolo della foresta, esponendosi direttamente alle basse temperature.

Quando la temperatura scende sotto lo zero, il suo corpo inizia a congelarsi: l’acqua presente negli spazi extracellulari forma cristalli di ghiaccio, mentre gli organi interni si disidratano per prevenire danni meccanici. Durante l’ibernazione, il suo cuore smette di battere, la respirazione si interrompe, l’attività celebrale cessa, così come le funzioni degli altri organi vitali. Questo adattamento consente alla rana di resistere a temperature fino a -16°C per periodi prolungati. Con l’arrivo della primavera, l’anfibio si scongela e riprende le sue funzioni vitali, pronto per la stagione riproduttiva.

Durante l’ibernazione il corpo mette in atto un sistema di protezione dai danni del congelamento che altrimenti causerebbero la morte. Il fegato produce rapidamente grandi quantità di glucosio, che agisce come un antigelo naturale, impedendo la formazione di ghiaccio all’interno delle cellule e proteggendole dalla disidratazione. Durante questo stato, la rana appare come una statua di ghiaccio. Con l’arrivo della primavera e l’aumento delle temperature, il corpo si scongela gradualmente. Il cuore riprende a battere, seguito dalla riattivazione delle funzioni cerebrali e muscolari. Il rapido risveglio consente all’animale di essere tra le prime specie a riprodursi, deporre le uova in pozze temporanee create dallo scioglimento della neve e sfruttare al meglio la breve stagione estiva.

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Questo straordinario adattamento ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica, poiché offre spunti preziosi per la comprensione dei meccanismi di criopreservazione e delle potenziali applicazioni mediche per la conservazione di tessuti e organi a basse temperature.

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