Il ritrovamento e lo studio di Otzi, l’Uomo venuto dal ghiaccio, hanno fornito molte informazioni su come erano i nostri antenati. Ma una cosiddetta maledizione circonda il ritrovamento congelato. La scoperta dei suoi resti mummificati è stata una sorpresa totale per gli escursionisti che si sono imbattuti in lui. Tuttavia, 5.300 anni dopo la sua uccisione, alcuni pensano che Otzi continui a riservare sorprese – sorprese mortali – alle persone con cui entra in contatto. Gli scienziati hanno studiato i resti conservati dell’agricoltore neolitico per più di 30 anni. Alcuni di loro potrebbero però rimpiangere di non essersi mai imbarcati in uno studio del genere, visto che una serie di persone che ha cercato di saperne di più sui resti congelati ha fatto una fine tragica.
Per questo motivo c’è chi pensa che la mummia di 1 metro e 80 sia stata oggetto di una maledizione, con morti precoci associate a coloro i quali hanno trovato e studiato Otzi. Il primo a morire fu Rainer Henn nel 1992. Capo del team forense che esaminava Ötzi, il dottor Henn fu uno dei primi a entrare in contatto con l’Uomo venuto dal ghiaccio. Raccolse il cadavere a mani nude per metterlo in un sacco per cadaveri. Il dottor Henn perderà la vita in un incidente d’auto mentre si recava a tenere una conferenza sui resti congelati. Non molto tempo dopo, Kurt Fritz, l’esperto alpino che aveva condotto il dottor Henn al corpo di Ötzi, morì sotto una valanga. Fritz, un alpinista esperto che conosceva bene la zona, è stato l’unico membro del suo gruppo a essere colpito.
Pochi mesi dopo la fatale caduta di neve, il giornalista austriaco Rainer Hoelzl – l’unico a cui è stato concesso l’accesso per filmare la rimozione di Otzi dalla montagna – è morto all’età di 47 anni per un tumore al cervello. Solo pochi mesi prima di morire, Hoelzl aveva pubblicato un documentario di un’ora sugli scavi. Ma la conta dei morti non si è fermata qui. Helmut Simon era uno dei turisti tedeschi che, insieme alla moglie, si imbatté in Otzi nel 1991. Per una tragica somiglianza, nel 2004 è stato trovato morto, congelato sotto la neve e il ghiaccio vicino allo stesso punto, caduto per centinaia di metri durante una bufera di neve. A un’ora dal funerale dell’escursionista, Dieter Warnecke, il capo della squadra di soccorso alpino inviata a cercarlo, perì di infarto.
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L’anno successivo, l’archeologo Konrad Spindler, che per primo aveva ispezionato i resti di Otzi, morì in seguito a complicazioni dovute alla sclerosi multipla. Prima della sua morte aveva denunciato le voci di una maledizione, dicendo: “È tutta una montatura mediatica. La prossima cosa che direte sarà che io sarò il prossimo”. Tom Loy è l’ultima presunta “vittima” dell’Uomo venuto dal ghiaccio, secondo coloro i quali credono nella maledizione. Il dottor Loy ha effettuato un’analisi del DNA su Otzi, ricostruendo la storia della sua morte all’età della pietra. Ha contribuito a sfatare la teoria secondo cui sarebbe morto da solo grazie a tracce di sangue umano trovate sui suoi vestiti. La scoperta è stata rivoluzionaria e l’esperto stava per terminare un libro su di essa quando è stato trovato morto nella sua casa di Brisbane, in Australia. Neanche l’archeologo credeva alla maledizione. Ma all’età di 63 anni e in buona salute, la sua scomparsa nel 2005 è stata collegata agli altri sei e ha mantenuto viva l’idea di un legame con Otzi.
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