Le kilonove potrebbero distruggere il nostro Pianeta?

Il rischio è remoto, ma questa fusione tra stelle di neutroni è potenzialmente pericolosa

 

Le kilonove, esplosioni astronomiche generate dalla fusione di oggetti superdensi come stelle di neutroni o buchi neri, sono fenomeni potenti che producono radiazioni gamma, raggi X e raggi cosmici. Una ricerca della University of Illinois Urbana-Champaign ha analizzato gli effetti di tali eventi su pianeti circostanti, stabilendo la distanza a cui potrebbero risultare pericolosi. Le radiazioni letali generate dalle kilonove si concentrano principalmente in due potenti getti di energia, sotto forma di lampi gamma, emessi ai lati opposti delle stelle di neutroni fuse.

Gli scienziati hanno calcolato che queste radiazioni potrebbero essere dannose fino a una distanza di quasi 300 anni luce, distruggendo lo strato di ozono di un pianeta come la Terra. Un altro fenomeno correlato alle kilonove è l’afterglow, una coda di emissioni a lunghezza d’onda maggiore (raggi X) che segue i lampi gamma. Sebbene meno potenti, queste radiazioni durano più a lungo e possono rappresentare un pericolo persistente per il nostro pianeta.

Le kilonove sono eventi relativamente rari nell’Universo

La bolla di raggi cosmici che si espande dopo la fusione completa delle stelle di neutroni è l’aspetto più pericoloso, potenzialmente causando danni duraturi all’ozono atmosferico. Questo potrebbe portare a una devastante estinzione di massa su un pianeta simile alla Terra entro 35 anni luce dalla kilonova. Fortunatamente, le kilonove sono eventi relativamente rari nell’Universo, richiedendo la fusione di stelle di neutroni sufficientemente vicine tra loro.

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Nella Via Lattea, solo circa 20 delle 100 miliardi di stelle potrebbero formare coppie di stelle di neutroni destinate a fondersi. La probabilità di un evento così vicino alla Terra da rappresentare un rischio è praticamente nulla. Anche se le kilonove non presentano un rischio imminente, la ricerca evidenzia la complessità degli eventi cosmici e la necessità di comprendere e monitorare potenziali minacce provenienti dallo spazio.

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