Si punta a migliorare stipendio, condizioni lavorative e job balance
- Il job hopping è la pratica di cambiare frequentemente lavoro, tipica soprattutto dei millennial, per migliorare stipendio, condizioni lavorative e bilanciamento tra vita privata e professionale
- In Italia questo fenomeno è particolarmente diffuso nel settore digitale, dove la domanda di professionisti è alta e le competenze richieste si evolvono rapidamente
- Mentre negli Stati Uniti il job hopping è diffuso tra i giovani lavoratori, in Italia il fenomeno è più limitato a causa dell’alta disoccupazione giovanile e della crescita salariale più lenta rispetto all’inflazione
- Cambiare lavoro frequentemente può portare a miglioramenti economici e di carriera, ma un eccessivo turnover può essere visto negativamente dai recruiter, soprattutto se compromette la crescita delle competenze
- Le aziende possono ridurre il job hopping migliorando il processo di onboarding, offrendo percorsi di crescita chiari e promuovendo un ambiente lavorativo sano e motivante.
Negli ultimi anni, il concetto di lavoro stabile è stato progressivamente sostituito da un approccio più dinamico e flessibile. Il job hopping, ovvero la tendenza a cambiare frequentemente posto di lavoro, è diventato una strategia comune tra i lavoratori più giovani, soprattutto nel settore digitale. Questo comportamento è spesso motivato dalla ricerca di stipendi più alti, migliori condizioni di lavoro e maggiori opportunità di crescita professionale.
Il fenomeno è particolarmente evidente tra i millennial, ovvero i nati tra gli anni ’80 e ’90, che mostrano una minore propensione rispetto alle generazioni precedenti a rimanere per molti anni nella stessa azienda. Secondo alcune ricerche, negli Stati Uniti un giovane lavoratore cambia impiego in media ogni due anni, mentre in Italia il fenomeno è più limitato, a causa di fattori economici e sociali. La disoccupazione giovanile nel nostro Paese resta elevata e i salari, negli ultimi decenni, sono aumentati a un ritmo inferiore rispetto all’inflazione, rendendo più difficile il passaggio da un lavoro all’altro senza rischi.
È diffuso nelle professioni digitali
Il job hopping è particolarmente diffuso nelle professioni digitali, dove il rapido sviluppo tecnologico e la crescente richiesta di specialisti hanno creato un mercato del lavoro molto fluido. Tuttavia, fuori da questo ambito, il turnover eccessivo può essere meno vantaggioso. I recruiter, infatti, valutano con attenzione i candidati che cambiano spesso lavoro: se da un lato la varietà di esperienze può essere vista come segnale di ambizione e adattabilità, dall’altro potrebbe indicare instabilità o difficoltà a integrarsi in un’azienda a lungo termine.
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Dal punto di vista delle aziende, il job hopping rappresenta una sfida nella gestione dei talenti. Per ridurre il tasso di abbandono e trattenere i dipendenti, le imprese devono investire in strategie efficaci, come un onboarding strutturato, programmi di crescita professionale e una cultura aziendale che valorizzi il benessere e l’equilibrio tra vita lavorativa e privata. Inoltre, fornire incentivi e piani di carriera chiari può aumentare l’engagement dei dipendenti, riducendo la necessità di cercare nuove opportunità altrove.

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