Un uomo austriaco che ha incitato il figlio quattordicenne e il suo migliore amico a commettere una serie di rapine a mano armata ha cercato di addossare la colpa ai due adolescenti in tribunale dopo la loro cattura. Di fronte al tribunale ha sostenuto che erano loro i mandanti dei crimini e che lui era solo il loro autista per la fuga. Il modus operandi del trio era praticamente lo stesso ogni volta. I due minorenni venivano mandati nelle tabaccherie e nelle stazioni di servizio indossando passamontagna e brandendo coltelli o pistole caricate con proiettili a salve, mentre l’uomo aspettava fuori al volante dell’auto per la fuga.
Hanno compiuto sette rapine prima di essere finalmente catturati, ma invece di assumersi la responsabilità di aver istigato i due ragazzi, ha affermato che lo avevano convinto a essere loro complice. “Il primo imputato non aveva bisogno dei due ragazzi per le rapine. È esattamente il contrario. I due lo hanno convinto”, ha detto l’avvocato dell’uomo alla Corte, attirando gli sguardi increduli degli assistenti e dei membri della giuria.
Nonostante sia stato messo di fronte ai tabulati telefonici e alla prova che possedeva le armi usate nelle rapine, l’uomo ha insistito che era tutta opera del ragazzo e che era stato semplicemente convinto a fare da autista per la fuga. Sia i pubblici ministeri che gli imputati dei ragazzi hanno sostenuto che era stato lui a organizzare la serie di crimini e a istigare gli adolescenti a compierli, ma lui ha sostenuto che fosse tutto il contrario.
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“Perché trascina suo figlio in una situazione del genere? Farei di tutto per tenere i miei figli fuori da questa situazione il più possibile. Sta distruggendo la sua vita. Lo trovo incomprensibile”, ha affermato il giudice al 34enne. Tuttavia, con grande sorpresa di tutti, prima che il figlio potesse salire sul banco dei testimoni e testimoniare davanti alla Corte, l’uomo ha avuto un ripensamento e ha ammesso la sua colpa, assumendosi la piena responsabilità dei furti. Sebbene la sua reazione sia stata accolta con favore dal giudice, gli è stato detto: “Se l’avessi fatto un’ora e mezza prima, ci avresti fatto risparmiare un sacco di tempo”. Alla fine è stato condannato a otto anni di carcere, mentre il figlio, che ha da poco compiuto 15 anni, dovrà fare tre anni e mezzo dietro le sbarre. Il diciassettenne, invece, ha ricevuto una condanna a due anni e mezzo, di cui 10 mesi in carcere.
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