“Il mio compagno mi ha tradita con mia sorella e le ha trasmesso una MST: ora lei mi chiede aiuto”

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“Il mio compagno mi ha tradita con mia sorella e le ha trasmesso una MST: ora lei mi chiede aiuto”

| 14/04/2025
Fonte: Pexels

Quando a pugnalarti alle spalle non è solo il partner, ma anche tua sorella

  • Il tradimento è arrivato da due delle persone più vicine alla protagonista: il compagno e la sorella
  • Dopo la rottura, la sorella ha iniziato una relazione con l’ex e ha contratto una MST
  • La protagonista ha tagliato ogni contatto e si è rifiutata di perdonare
  • Alcuni amici hanno criticato la sua durezza, altri l’hanno supportata
  • Su Reddit ha chiesto se fosse lei “l’antagonista” per non provare empatia. La risposta è: “assolutamente no”

Certe storie sembrano uscite da un dramma teatrale di pessimo gusto. E invece no, questa arriva dritta da Reddit – il celebre forum dove ogni giorno si leggono le confessioni più surreali, tragiche o assurde dell’umanità – e ha lasciato tutti senza parole. Pubblicata da una giovane donna di 27 anni, utente del subreddit r/AmItheAsshole, la vicenda ha sollevato un acceso dibattito su cosa significhi davvero “famiglia” e su quanto sia giusto (o meno) portare rancore per sempre.

Ma andiamo con ordine, perché la storia ha tutti gli ingredienti del disastro perfetto: tradimenti, sensi di colpa, infezioni sessualmente trasmissibili e, naturalmente, la sorella.

Il giorno in cui tutto è crollato

La protagonista del racconto spiega di avere tre figli con il suo (ormai ex) compagno, Kon, 29 anni. Dieci mesi prima, la sorella minore – 26 anni – le ha confessato tra le lacrime di aver avuto un momento di debolezza: aveva sempre avuto una cotta per Kon e, la settimana prima, erano finiti a letto insieme.

Ma non è finita lì. “Lui non ha neanche provato a negarlo,” scrive l’autrice del post. “Anzi, mi ha detto di avermi tradito per anni e che con mia sorella era successo più di una volta.”

La sorella ha invece insistito sul fatto che fosse successo solo quella volta. La reazione? Immediata. Lei ha lasciato Kon e ha cacciato la sorella dalla sua vita senza tanti giri di parole: “Mi fai schifo, non voglio più vederti. Spero tu soffra, perché non soffrirai mai quanto me.”

Dopo il tradimento arriva la beffa

Come se la ferita non fosse già abbastanza profonda, poco dopo la rottura la sorella inizia a frequentare proprio lui: Kon. Il motivo? Secondo lei, la nostra protagonista l’aveva “rifiutata” e quindi, per dare un senso a tutta quella devastazione, doveva cercare qualcosa di buono in mezzo a tanto disastro. Una giustificazione che, a detta dell’autrice, fa acqua da tutte le parti.

La storia prende una piega ancora più assurda quando la sorella scopre che anche Kon le ha messo le corna (sorpresi?) e le ha pure trasmesso alcune malattie sessualmente trasmissibili. “Non so se si trattava di HIV o altro, non ho dato molto peso ai dettagli, sinceramente”, scrive con freddezza. “Ma lei pensava che, dopo questa batosta, io potessi perdonarla. Si sbagliava.”

E così, la sorella si presenta a casa sua, cercando conforto, con l’ennesimo “Scusa, ho bisogno di te”. Ma la porta resta chiusa. Nessuna parola, solo un gesto netto. Ha provato anche a intercettarla a casa del fratello, che le ha detto chiaramente di andarsene. A quel punto, però, lei ha parlato: piangeva, era terrorizzata, supplicava.

E la risposta? “Non me ne frega niente. Te lo sei meritato tutto. Non mi toccare, mi fai ribrezzo. Puoi anche morire in un buco, per quel che mi riguarda.”

Il cerchio si chiude, ma i giudizi arrivano: è troppo dura o perfettamente lucida?

Il racconto si conclude con un’amara constatazione: la sorella è distrutta, è diventata il bersaglio dei pettegolezzi, ha perso molti amici in comune e non ha più nessun appoggio. Ma nonostante ciò, la narratrice non prova pietà. Nessuna traccia di rimorso.

Anzi, a farla riflettere non è stato il dolore della sorella, ma i commenti di qualche conoscente che le ha chiesto: “Non ti senti un po’ in colpa per averla trattata così male? Dopotutto siete sorelle, lo siete state per tutta la vita…”

La sua risposta è tutta nel post: “No. Non mi sento in colpa. Non provo pena. Non la considero più mia sorella. Ha fatto la sua scelta. E ora ne paga il prezzo.” Lei, però, è inflessibile. E termina il suo racconto su Reddit con una domanda: “Sono io quella str**za per non provare alcuna empatia, nemmeno ora che lei sta male?”

No, non sei tu l’egoista

Cara sorella tradita (perché chiamarti “anonima” sarebbe ingiusto nei confronti di tutte le anonime del mondo), prima di tutto: no, non sei tu quella sbagliata. Anzi, ti diremo di più – sei fin troppo umana per la lucidità con cui hai gestito l’inferno che ti è piovuto addosso. Ti sei presa cura dei tuoi figli, ti sei tutelata in salute, e hai messo dei confini netti contro chi ti ha pugnalato alle spalle (più volte, e non solo in senso metaforico).

Perdonare non è un dovere, è una scelta. E non si può pretendere empatia da chi ha subito un tradimento così devastante. Soprattutto se chi ti ha ferito non sembra aver capito davvero la gravità di ciò che ha fatto. Che tua sorella ora sia nel panico, ferita e sola? È tragico, certo. Ma non è responsabilità tua.

Hai scelto di sopravvivere, di restare in piedi. E questo vale più di mille abbracci posticci. Continua così.

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