Il guinzaglio per cani esisteva già 8000 anni fa

Quando gli uomini primitivi addomesticarono i cani si posero il problema di come gestirli per impedire loro di scappare

 

Quando circa 30.000 anni fa gli uomini addomesticarono i cani si posero il problema di come tenerli immobilizzati per impedire che fuggissero o che attaccassero persone o animali. Fu così che nacquero i primi guinzagli.

Le prime testimonianze di cani al guinzaglio

Le prime testimonianze di legacci per gestire i cani sono emerse in una pittura rupestre scoperta nel sito di Shuwaymis e Jubbah nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, e risalente a più di 8000 anni fa. L’immagine raffigura un cacciatore circondato da 13 cani, alcuni dei quali al guinzaglio. La scoperta testimonia come le popolazioni nel pre-Neolitico, ancor prima di diventare stanziali, utilizzassero il controllo e l’addestramento dei cani per farne uso nella caccia.

Le prove genetiche e archeologiche suggeriscono che i cani furono addomesticati da un antenato del lupo grigio, in un periodo compreso tra i 15.000 anni e i 30.000 anni fa. Gli archeologi discutono ancora su quando e dove ciò sia avvenuto e su come gli umani controllassero i cani o li usassero per attività come la caccia.

L’uso di scrivere il nome del cane sul collare

I primi guinzagli erano fatti di cuoio o con corde di origine vegetale e sono raffigurati anche in alcuni dipinti murari dell’antico Egitto. Un piatto in ceramica esposto al Museo Pushkin di Mosca, e datato al periodo predinastico egiziano, tra il 4.500 e il 4.000, mostra una scena di caccia in cui l’uomo tiene legati i suoi quattro cani. Nella tomba di Nebamun, tra l’anno 1479 e il 1458 aC, si trova un dipinto che rappresenta un cane, con collare e guinzaglio, seduto sotto la sedia del suo proprietario. Gli egizi inventarono anche l’uso di incidere il nome del cane di famiglia sui collari. Sia i Greci che i Romani vantano innumerevoli rappresentazioni artistiche di cani con collari e guinzagli, provenienti da fregi, vasi o murali.

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Nel celebre mosaico della Casa del Poeta Tragico di Pompei, distrutta dall’eruzione del vulcano Vesuvio nell’anno 79 d.C., e dove compare la frase latina “cave canem” (attenzione al cane), si vede la catena di maglie che tiene legato l’animale.

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