Il pavimento romano del IV sec. d.C. fu trovato nel 2009 in Turchia durante i lavori per la costruzione di un hotel di lusso
- Ad Antakya, conosciuta in passato come Antiochia, si trova il mosaico più grande conservato al mondo: un pavimento romano del IV sec. d.C.
- Il mosaico copre una superficie di 1050 metri quadrati e le scene rappresentate sono talmente accurate che i dettagli sono quasi fotografici
- Sebbene il mosaico sia ben conservato, in diversi punti ha subito dei cedimenti del terreno per via dei terremoti avvenuti nel 526 e 528 d.C.
- L’effetto è di un pavimento ondulato che ricorda i magici tappeti della mitologia araba e persiana
- Con la scoperta dell’area archeologica fu modificato il progetto inziale in favore della costruzione di un hotel-museo
Antakya, anticamente Antiochia, è una città turca rinomata per la sua superba collezione di mosaici romani. Tra questi anche il mosaico più grande conservato al mondo: un pavimento che per la conformazione del terreno sembra un tappeto ondulato.
La scoperta dei mosaici
Antiochia fu fondata nel 300 a.C. da uno dei generali di Alessandro Magno, Seleuco I Nicatore, e divenne la capitale del cosiddetto Impero seleucide. Fu poi conquistata da Roma nel 64 a.C. e divenne la sede del governatore. “L’Antiochia dorata” era la preferita dagli imperatori che la abbellirono nel tentativo di renderla una Roma orientale.
Nel 2009, durante i lavori per la costruzione di un hotel di lusso, fu scoperto un pavimento del IV secolo d.C. di 1050 metri quadrati straordinariamente conservato. Anziché abbandonare il progetto di costruzione dell’hotel, i proprietari decisero di modificare il progetto iniziale e preservare l’area archeologica con la costruzione di un hotel-museo.
Un team di 200 persone, tra cui 35 archeologi e cinque restauratori, ha lavorato per 18 mesi per completare sia lo scavo che il restauro del grande pavimento geometrico e degli splendidi mosaici. Il pavimento che raffigura il bagno di Pegaso (II secolo d.C.) include affreschi di Apollo e delle Nove Muse e presenta 160 tonalità di colore realizzate con pietre tinte. L’opera è talmente accurata che presenta dettagli quasi fotografici. Intorno alla scena principale sono raffigurati numerosi animali come cani, capre, cervi, lepri e uccelli.
Sebbene vasti segmenti del mosaico originale siano ancora intatti, altri si sono increspati e sono scomparsi a causa di una serie di terremoti nel 526 e 528 d.C. Le scosse hanno abbassato il terreno in molti punti, dando un effetto ondulato al pavimento che ricorda i magici tappeti volanti della mitologia araba e persiana.
Il percorso museale nell’hotel
La grande area, tornata alla luce con gli scavi, era originariamente un’agorà del III sec. a.C., poi riconvertita dai romani come Foro, con annesse delle terme. Nel percorso museale allestito sotto l’hotel si possono osservare anche i resti di ville romane, risalenti a periodi compresi tra il II e il V sec. d.C., e circa 30.000 reperti, tra cui monete e vasi in terracotta.
Il pavimento fu realizzato per una stanza adibita a triclinio (una sala da pranzo), poiché il mosaico principale è circondato su tre lati da una fascia con motivi geometrici (dei quadrati gialli e bianchi) su cui sarebbero stati sistemati i divani.
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Sul pavimento compare una frase in greco che recita: “Un uomo ricco/creativo ha realizzato questo mosaico”. Nella frase è inclusa anche una lettera che potrebbe essere l’iniziale dell’artista che ha voluto autocelebrarsi con l’iscrizione.
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