“Il gatto dei vicini non è il mio problema”: quando l’educazione ha un limite (e si chiama lettiera)

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“Il gatto dei vicini non è il mio problema”: quando l’educazione ha un limite (e si chiama lettiera)

| 17/04/2025
Fonte: Pexels

Quando i vicini approfittano e si aspettano che ti occupi del loro gatto come fosse tuo, forse è il momento di mettere in chiaro un paio di cose (tipo: “non sono il vostro pet-sitter”)

  • Una donna su Mumsnet racconta di essere invasa dal gatto dei vicini, che si comporta come fosse suo
  • I vicini sembrano aspettarsi che lei se ne occupi, senza chiedere o ringraziare
  • Il micio ha preso il controllo del giardino, della casa e persino del cane
  • Il thread ha scatenato un dibattito acceso sul rispetto dei confini domestici e sul senso civico
  • Il consiglio? Parlare chiaro, ma con garbo, e ristabilire i limiti prima di ritrovarsi a dividere il bagno con Garfield

 

Nel meraviglioso mondo di Mumsnet, dove i drammi quotidiani diventano dibattiti epici, una donna ha posto un quesito tanto semplice quanto, a quanto pare, divisivo: “Sono irragionevole se dico ai vicini che il loro gatto non è un mio problema?”

Ora, a sentire lei, la situazione ha preso una piega assurda. Il felino in questione non solo bazzica il suo giardino come se avesse firmato un contratto d’affitto, ma pare essersi autoproclamato nuovo inquilino non pagante. La ciliegina sulla torta? I padroni non solo non si scusano, ma danno per scontato che sia lei a dover badare al gatto.

“È adorabile, certo… ma non è mio. Eppure entra in casa mia, mangia il cibo del mio cane, dorme sul mio divano e miagola come un dannato ogni volta che non gli apro la porta” – racconta l’utente nel suo post, visibilmente esausta.

Già da queste prime righe capiamo che la situazione ha preso una piega alla Hitchcock, versione “Gli Uccelli” ma con un solo gatto e molta passiva-aggressività.

Quando i confini (non solo quelli del giardino) vengono superati: la sottile linea tra cortesia e abuso

La nostra eroina – che potremmo chiamare con affetto “La Martire del Gatto” – è stata fin troppo paziente. Non ha detto nulla per settimane. Anzi, all’inizio le faceva pure tenerezza il micio randagio da cortile con atteggiamento da lord inglese.

Poi però il “caro felino” ha cominciato a bussare, graffiare, acciambellarsi ovunque, e a pretendere – letteralmente – pasti regolari. Quando la padrona di casa ha provato a ignorarlo, lui ha intensificato la strategia: miagolii strazianti alle tre di notte, incursioni in cucina, tentativi di scalata al frigorifero. E i vicini? Muti. Anzi, una volta l’hanno anche rimproverata perché non ha lasciato aperta la porta per far entrare il gatto.

“Pensano che io stia facendo una tragedia per niente. Ma io ho già un cane, una vita, e – sorpresa! – non mi va di ritrovarmi pure il loro animale sul groppone.”

E qui parte il dibattito tra le utenti: chi sostiene che “è solo un gatto, abbi pazienza”, e chi – giustamente – ribatte che anche la pazienza ha un limite, soprattutto quando ti svegli con un micio sconosciuto ai piedi del letto.

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È solo un gatto o un segnale d’allarme? Il rispetto parte dalle piccole cose

Il punto, ovviamente, non è il gatto, ma il comportamento dei vicini. Dare per scontato che qualcuno si prenda cura del TUO animale domestico, senza chiedere, senza ringraziare e – peggio – facendolo sembrare un obbligo morale, è qualcosa che rasenta il parassitismo sociale.

Una delle utenti riassume perfettamente la questione: “Il problema non è il gatto, ma i vicini. Io li affronterei, anche solo per dire che non voglio più sentire miagolare alle 5 di mattina mentre sto cercando di ricordare se ho acceso la lavastoviglie o solo sognato di farlo.”

E come darle torto?

Il punto centrale della discussione sono i vicini. Dare per scontato che qualcuno si prenda cura del proprio animale domestico, senza chiedere o ringraziare, è una mancanza di rispetto.

La nostra protagonista conclude il post dicendo che sta seriamente considerando di parlare apertamente con i vicini. Una frase semplice, ma che su Mumsnet suona come l’inizio di una guerra fredda.

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