È giusto dire no a una fidanzata che vuole convivere… senza preavviso e senza lavoro?
- Lei lascia il lavoro senza dire nulla
- Pretende di trasferirsi da lui senza chiedere
- Lui dice no, lei lo accusa di non amarla
- Parte il vittimismo e arrivano i messaggi indignati
- Morale: mettere limiti non è egoismo, è buon senso
“AITA per non aver lasciato che la mia ragazza si trasferisse da me dopo che aveva lasciato il lavoro senza dirmelo?” – così inizia il post di un ragazzo di 20 anni su Reddit, nella celebre sezione Am I The Asshole?. E già dal titolo capisci che si sta per aprire una porta su uno di quei drammi da sitcom che fanno tanto ridere… se non fosse che il protagonista ci sta vivendo dentro.
Il racconto, surreale quanto realistico, è quello di un giovane che vive da solo in un piccolo appartamento con una camera da letto, tutto regolarmente pagato col suo lavoro full time. È indipendente, si fa il mazzo, ma è contento. E ha anche una fidanzata, 21 anni, con cui sta da circa otto mesi e che, finora, si limitava a dormire da lui ogni tanto.
Finché un giorno – bum. Le arriva un messaggio da lei, senza alcun preavviso, senza contesto, solo questa perla:
“Ho lasciato il lavoro oggi!”
Così, come se stesse dicendo “Ho comprato un avocado”.
Il nostro eroe, comprensibilmente confuso, chiede:
“Ok… e ora che si fa?”
Risposta di lei:
“Pensavo di trasferirmi da te per un po’, così non mi stresso.”
E lì, il ragazzo si blocca. Perché no, non ne avevano mai parlato. Nessuna discussione su una possibile convivenza, nessun piano, niente di niente. Solo questa decisione unilaterale, presa con la stessa disinvoltura con cui si prenota una vacanza su Booking.
Lui le dice no, e lei parte all’attacco: sensi di colpa, vittimismo e amici indignati
Il ragazzo, che ha ancora un minimo di amor proprio e senso pratico, risponde con un educato ma deciso “non mi sembra il caso”. E lì, ovviamente, parte la telenovela.
Lei lo accusa di non sostenerla, di non prenderla sul serio, gli dice che non è un “vero partner” perché non la aiuta in un momento di bisogno. E non paga della sfuriata, lo scaraventa sotto un bus mediatico fatto di sensi di colpa e accuse lanciate in pubblico: inizia a raccontare agli amici di essere stata “abbandonata proprio quando aveva bisogno”, trasformandolo nel cattivo della situazione.
Il risultato? L’invasione dei messaggi indignati. Gente che manco lo salutava da mesi, ora nei suoi DM a scrivere:
“Wow, bro, davvero maturo.”
E lui lì, a chiedersi se davvero, per aver detto di no a un trasloco improvvisato, è diventato il mostro della favola.
Morale della favola: sei solo uno che ha ancora un po’ di buon senso
Diciamolo chiaramente: dire “no” non è essere cattivi. È essere adulti. Se due persone sono in una relazione matura, certe decisioni si discutono. Non si comunicano a fatto compiuto con l’aria di chi ha già fatto le valigie.
Il punto qui non è solo economico – anche se, diciamocelo, chi paga le bollette poi? – ma di rispetto. Rispettare l’altro vuol dire anche non scaricare su di lui le proprie scelte impulsive. Perché se una persona prende una decisione drastica senza coinvolgere il partner, e poi pretende che il partner ne subisca le conseguenze… non è amore. È egoismo travestito da bisogno.
E un rapporto sano non si costruisce sull’assunzione che “tanto ci penserà lui a sistemare le cose”.
Quindi no, caro Redditor, non sei “l’asshole”. Sei uno che ha deciso di non trasformare la sua casa in un centro di accoglienza improvvisato, né se stesso in un piano B affettivo. E, a giudicare dal successo del tuo post, non sei nemmeno l’unico a pensarla così.
