Henriette D’Angeville, la donna che scalò il monte Bianco portandosi 18 bottiglie di vino e 26 polli arrosto

La donna nel 1838 organizzò personalmente la spedizione e nella salita indossò un abito del peso di 7 chilogrammi

 

Henriette D’Angeville, nata nel 1794 in Francia, è stata una figura pionieristica nel mondo dell’alpinismo. Proveniente da una famiglia aristocratica, Henriette sfidò le aspettative sociali del suo tempo affrontando una delle imprese più audaci dell’epoca: la scalata del Monte Bianco.

Una donna molto determinata

Fu la seconda donna ad arrivare sulla vetta dopo Marie Paradis nel 1808, ma viste le modalità delle due spedizioni, D’Angeville è ricordata per la sua abilità e intraprendenza.

A differenza di Paradis, che nel 1808 fece la scalata con poca convinzione, fu sostenuta nei momenti difficili e a tratti praticamente trasportata di peso dagli uomini fino in cima, Henriette scalò la montagna per scelta personale, organizzò personalmente la spedizione e si preparò meticolosamente alla salita, dimostrando una determinazione senza pari.

Preparativi e spedizione

Prima della scalata, si dedicò a un rigoroso programma di allenamento. Determinata a dimostrare che una donna poteva affrontare le sfide dell’alpinismo autonomamente, organizzò una squadra composta da sei guide e due portatori. La sua spedizione fu ricordata per una serie di cose che portò con sé, tra cui 18 bottiglie di vino e 26 polli arrosto, un piccione viaggiatore per annunciare l’arrivo sulla vetta e un abito da lei ideato che pesava ben 7 chili. Il suo abbigliamento fece scalpore all’epoca, poiché oltre a comprendere camice e calze di lana da uomo, prevedeva sotto la gonna dei pantaloni che le rendevano più agevole il cammino sui sentieri. Mise anche come vezzo femminile un ampio cappello di flanella, un boa di pelliccia, una maschera di velluto nero e occhiali da sole con lenti blu.

La scalata

La spedizione partì da Chamonix il 3 settembre 1838 e raggiunse la vetta il giorno successivo. Durante la salita, Henriette affrontò condizioni climatiche estreme e l’aria rarefatta, ma si rifiutò di accettare assistenza fisica dalle guide, insistendo per camminare con le proprie forze. Una volta sulla cima, a 4.809 metri di altitudine, gli uomini della spedizione la issarono sulle spalle per simboleggiare che era arrivata più in alto di tutti gli altri. Henriette poi piantò una bandiera, celebrando con entusiasmo l’eccezionale impresa. Liberò infine il piccione viaggiatore per annunciare a valle che la scalata era riuscita. La donna descrisse quel momento come uno dei più emozionanti della sua vita, sottolineando la gioia e la soddisfazione che provava per aver raggiunto un traguardo tanto importante.

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Dopo il Monte Bianco, Henriette proseguì con numerose altre scalate sulle Alpi, dimostrando che le donne potevano eccellere in un’attività considerata esclusivamente maschile. La sua impresa del 1838 aprì la strada a molte altre donne nel mondo dell’alpinismo, rompendo barriere sociali e culturali.

 

 

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