Fonte: Flickr
La bellezza disarmante della natura non finirà mai di stupirci. A volte, però, la meraviglia potrebbe accompagnarsi al terrore. È decisamente il caso della Dendrocnide moroides, meglio nota come pianta dei suicidi. Questa pianta, originaria della zona autraliana di Gympie, può crescere fino a tre metri di altezza e presenta foglie di colore verde intenso, a forma di cuore. Non lasciatevi ingannare dal suo aspetto romantico: l’intero arbusto è ricoperto da peli urticanti che rilasciano una tossina in grado di penetrare con facilità nell’epidermide.
Basta un leggero contatto con la pianta dei suicidi, infatti, perché insorga un dolore così devastante e insopportabile che chi lo ha sperimentato lo ha paragonato all’essere bruciati dall’acido bollente e, contemporaneamente, sottoposti a un elettroshock. E non è finita qui: gli effetti terribili provocati dal contatto con la pianta possono perdurare per mesi o addirittura anni prima che la sofferenza si attenui. Proprio per questo, molte delle persone che vi sono accidentalmente venute in contatto hanno deciso di mettere fine al proprio dolore, uccidendosi.
Vista l’estrema pericolosità della pianta, ci si aspetterebbe che fosse circondata da sofferenza, morte e distruzione. Invece, non è esattamente così. Infatti, gli studiosi hanno osservato che ci sono animali che si nutrono persino delle sue foglie, senza mostrare alcun effetto collaterale. Si tratta, nella fattispecie, di sanguisughe, scarafaggi e piccoli marsupiali.
Senza contare, poi, che la Dendrocnide moroides potrebbe rivelarsi persino utile nell’ambito dell’industria farmaceutica, per la produzione di farmaci analgesici e nel trattamento del dolore cronico.
Leggi anche: Il rifiuto è doloroso tanto quanto il male fisico: lo studio
Gli estratti della pianta, inoltre, in quantità estremamente ridotte e accuratamente diluite, potrebbero trovare applicazione anche nella cosmetica. E voi, acquistereste una crema di bellezza a base di Gympie-gympie?
Share