“Il mio ragazzo Antonio mi ha costretta a portare le bibite per tutti e a pagarle io. Mi tratta come una serva e dice che è normale. Mi chiamo Giulia e col mio ragazzo siamo colleghi nel corso di laurea in Scienze della Comunicazione. L’altro giorno dovevamo riunirci in gruppo per realizzare un progetto di campagna pubblicitaria. Il professore ci ha dato un brief che sarebbero delle indicazioni. Il nostro compito è fare una campagna pubblicitaria su delle scarpe da ginnastica. Ora in questo gruppo sono l’unica donna. È capitato così. Loro sono una massa di cretini. Io penso che sia giusto che ognuno faccia la sua parte e che a turno si comprino le bibite o altro per offrirle mentre lavoriamo. Ma non mi sembra proprio giusto che debba farlo io al posto del mio ragazzo. Io vengo da una famiglia davvero patriarcale. Mio padre è quello che lavora e mia madre sta a casa. Sono cresciuta con questo modello e ho vissuto tante privazioni e vedo tante cose storte a casa mia, tipo che mio padre mai ha lavato un piatto in vita sua o ha rifatto il letto.
Io però non so… da un lato capisco i ruoli.. dall’altro mi sento che una pezza da piedi è trattata meglio di me.”
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Giulia condivide un’esperienza frustrante con il suo ragazzo, Antonio, e i suoi compagni di corso in Scienze della Comunicazione. Si trovano a lavorare insieme a un progetto universitario per creare una campagna pubblicitaria, e Giulia è l’unica donna nel gruppo.
Giulia descrive come Antonio l’abbia costretta a comprare e portare le bibite per tutti i membri del gruppo, trattandola in modo che lei percepisce come servile. Si sente svalutata e non rispettata, soprattutto perché il comportamento di Antonio sembra riflettere un modello di relazione patriarcale, simile a quello che ha vissuto nella sua famiglia d’origine. In questa dinamica, il padre di Giulia lavorava mentre la madre si occupava della casa, senza che il padre partecipasse mai alle faccende domestiche.
Giulia si trova in conflitto tra la comprensione dei ruoli tradizionali, che ha visto esemplificati nella sua famiglia, e il suo desiderio di essere trattata con rispetto e uguaglianza. Si sente come se venisse trattata peggio di una “pezza da piedi” e cerca un modo per affrontare questa situazione nel suo gruppo universitario e nella sua relazione con Antonio.
“Antonio mi ordinato di nuovo di andare a prendere le bevande per tutti. Stavolta però le cose sono andate diversamente. Sono in un gruppo di lavoro con dei colleghi all’università. A turno ci vediamo a casa di qualcuno per lavorare insieme. Sono finita in un gruppo di soli ragazzi. Tra questi c’è il mio fidanzato. Ci dovevamo vedere di nuovo a casa sua, perché era l’unico ad avere casa libera. Sono iscritta a Scienze della comunicazione. Il professore ci ha assegnato un’esercitazione. Dobbiamo creare una campagna stampa per promuovere un paio di scarpe da ginnastica. Dobbiamo cercare l’insight, concept e idea, e realizzare graficamente il visual, anche con Canva. In pochi riusciranno a prevedere cosa il mio ragazzo mi ha chiesto di fare per la riunione. Ok, mi ha ordinato di comprare le bevande come la scorsa volta, ma non solo… Per quanto io venga da una famiglia in cui papà ha sempre dettato legge, mi sono sentita profondamente arrabbiata e… e ho reagito. Non sono una persona cattiva, e credo nei ruoli tra donna e uomo, tra madre e padre. Ho ricevuto un’educazione molto conservatrice. Non ho ancora preso la patente, è vero, perché mio padre così pensa di tenermi a casa buona. Non sapete quanto ho dovuto lottare per andare all’università. Mio padre si è convinto a farmici iscrivere solo perché la mia facoltà è Scienze della formazione e lui pensa abbia a che fare con i bambini. Presto però parlerò anche con lui… Intanto ho dato una lezione a uno sbruffone.”
Giulia racconta una situazione che ha vissuto recentemente nel contesto di un progetto universitario a Scienze della Comunicazione, che la vede coinvolta in un gruppo di lavoro con solo ragazzi, incluso il suo fidanzato Antonio. Durante gli incontri del gruppo, a casa di Antonio, Giulia si è trovata di fronte a richieste da parte di lui che le sembravano ingiuste e degradanti.
Nonostante la sua educazione conservatrice e il forte ruolo patriarcale del padre nella sua famiglia, che ha influenzato la sua visione sui ruoli di genere e le ha imposto restrizioni come non prendere la patente, Giulia ha iniziato a sentire la necessità di affermare la propria indipendenza e il proprio valore. La sua situazione familiare è stata caratterizzata da una lotta per poter frequentare l’università, con il padre che ha acconsentito solo perché credeva che la facoltà di Scienze della formazione fosse legata all’educazione dei bambini.
Durante l’ultima riunione del gruppo, oltre a essere nuovamente incaricata da Antonio di comprare le bevande, le è stato chiesto qualcosa di più che l’ha profondamente turbata e ha scatenato una forte reazione da parte sua. Determinata a non accettare passivamente un comportamento che percepisce come ingiusto, Giulia ha reagito e ha “dato una lezione” a chi la trattava male, compreso il suo fidanzato.
Questa esperienza sembra essere un punto di svolta per Giulia, che si prepara a confrontarsi anche con il padre per affermare la propria indipendenza e i propri diritti. La sua storia evidenzia la sfida di affrontare e superare i limiti imposti da una educazione conservatrice e patriarcale, e il coraggio necessario per affermare la propria individualità e il proprio valore in contesti sia familiari che relazionali.
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