Non solo gli esseri umani amano assumere alcol o sostanze stupefacenti per trascorrere qualche ora su di giri. In natura diversi animali mangiano frutti o piante che producono effetti simili e vanno a cercarli consapevolmente. «La capacità di godere di alcol o ebbrezza di qualsiasi tipo non è un prodotto esclusivo degli esseri umani», afferma la professoressa Gisela Kaplan, esperta di comportamento animale presso l’Università del New England ad Armidale, NSW. «In effetti è del tutto possibile che gli esseri umani abbiano scoperto l’effetto di alcune sostanze grazie agli animali».
In Tasmania sono stati visti wallaby (dei piccoli marsupiali simili ai canguri) cadere e saltare in tondo, apparentemente sballati dopo essersi nutriti nei campi di papavero locali. La Tasmania è il più grande produttore mondiale di oppio coltivato legalmente per l’industria farmaceutica e, quando il cibo scarseggia, i wallaby sopravvivono mangiando le teste inebrianti della pianta.
Le renne si nutrono deliberatamente di un fungo allucinogeno e altamente tossico, l’Amanita muscaria che si trova nei boschi. I funghi rosso vivo sono considerati velenosi e possono causare vertigini negli esseri umani, quindi per evitare spiacevoli effetti collaterali, i nativi siberiani nel passato si sballavano dando da mangiare i funghi alle renne e poi bevendo l’urina dell’animale.
Le pecore bighorn selvatiche nelle Montagne Rocciose canadesi faranno di tutto per trovare un raro lichene narcotico che cresce su superfici rocciose. Raschiano la roccia con i denti per rimuovere e mangiare i licheni dello sballo.
I pipistrelli dell’America centrale e meridionale mangiano regolarmente frutta in fermentazione contenente etanolo, ma a differenza della maggior parte delle specie animali, hanno la fortuna di resistere agli effetti. Uno studio del 2009 condotto da biologi canadesi ha scoperto che i pipistrelli in Belize potevano volare e usare il loro sonar integrato con perfetta coordinazione mentre erano ubriachi. Hanno testato 106 pipistrelli, alcuni sobri, altri con un contenuto di alcol nel sangue che avrebbe superato i limiti legali per le persone, ma hanno riscontrato poche differenze nelle loro prestazioni.
I giaguari della foresta amazzonica a volte mettono da parte i pasti a base di carne per rosicchiare la corteccia della pianta allucinogena Yage (banisteriopsis caapi).
Il toporagno malese dalla coda a penna (Ptilocercus lowii) per sopravvivere si è evoluto nutrendosi del nettare fermentato della palma bertam (Eugeissona tristis), che contiene alti livelli di etanolo. Il topo può bere tanto alcol quanto un essere umano che beve nove birre in una sola volta, senza mostrare alcun segno di ubriachezza. Frank Wiens, un biologo tedesco, mise le palme sotto sorveglianza 24 ore su 24 e scoprì che gli animali passavano circa due ore a notte a cibarsi del nettare alcolico.
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Le larve del bruco della falena Eloria noyesi, che si trova in Perù e Colombia, si nutrono esclusivamente di piante di coca, mangiandone fino a 50 foglie al giorno. La maggior parte degli insetti evitano il cespuglio, che è l’ingrediente grezzo della cocaina, perché può farli ammalare gravemente o ucciderli. Ma studi statunitensi che hanno confrontato i recettori della dopamina dei bachi da seta e dei bruchi hanno dimostrato che questi ultimi sono completamente resistenti alla sostanza. I ricercatori colombiani sostengono che questa qualità potrebbe rendere i bruchi una risorsa preziosa nella lotta per distruggere le piantagioni illegali di coca.
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