Un giudice britannico ha ammesso di aver utilizzato Chat GPT per scrivere una sentenza. L’Intelligenza Artificiale ormai è impiegata nei settori più svariati per la fornitura di numerosi servizi e per ottenere risposte e informazioni su argomenti che riguardano quasi tutto lo scibile umano. Non poteva mancare quindi anche una sua applicazione nel campo legale.
Lord Justice Birss, giudice della Corte d’Appello, specializzato in diritto della proprietà intellettuale, ha affermato che il chatbot gli è stato «molto utile» nel lavoro. Gli ha chiesto di riassumere alcuni argomenti di una legge e poi ha copiato e incollato la risposta nella sentenza. Birss ritiene che l’Intelligenza Artificiale sia uno strumento dal grande potenziale per aiutare le persone a diventare più efficienti sul lavoro.
Intervenendo in una conferenza legale, il giudice ha spiegato come si è relazionato con Chat GPT: «Ho chiesto di farmi un riassunto di un’area del diritto e mi ha fornito il testo». Birss ha però sottolineato l’importanza di non affidarsi all’intelligenza artificiale per argomenti di cui non si sa nulla. Si sono infatti verificati casi in cui i chatbot hanno fornito testi totalmente inventati. È il caso di due avvocati di New York multati per una memoria legale con citazioni di falsi casi generati da ChatGPT.
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Lord Justice Birss ha invece affermato che si è potuto affidare alla risposta dell’intelligenza artificiale poiché conosceva in parte l’argomento e ha potuto considerare accettabile il testo fornito dal bot. «Mi assumo la piena responsabilità personale per ciò che metto a mio giudizio, non sto cercando di dare la responsabilità a qualcun altro», ha aggiunto.
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