Giuda traditore, ma non da sempre: ecco quando è nato il suo mito

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Giuda traditore, ma non da sempre: ecco quando è nato il suo mito

| 07/08/2024
Fonte: Picryl

L’ignobile fama di Giuda è scoppiata nel Medioevo

  • Solo a partire dal 1300 Giuda è diventato il traditore per antonomasia
  • Il suo ruolo si rivelò particolarmente importante in un’epoca di eresie
  • La sorte dell’apostolo aveva la funzione di monito morale nei confronti del popolo
  • L’ignobile fama di Giuda è stata consacrata da Dante
  • Nella Divina Commedia, il Sommo Poeta lo collocò nel terzetto dei peggiori traditori della storia

 

Ai giorni nostri, Giuda rappresenta il traditore per antonomasia. Eppure, l’apostolo si è guadagnato la sua ignobile fama di slealtà e disonestà solo a partire dal Medioevo. Basti pensare, infatti, che in ebraico il nome Giuda significa “lodato”. Nei Vangeli, poi, ci sono pochissime notizie su questo personaggio. Grazie alla testimonianza di Giovanni, di lui sappiamo che  “era figlio di Simone” (Gv 6: 71) e svolgeva la mansione di tesoriere, seppur in maniera non esattamente trasparente e corretta (Gv 12: 6).

La notorietà tutt’altro che edificante dell’apostolo è scoppiata all’inizio del ‘300, quando Giuda è diventato protagonista di dipinti, affreschi e racconti in cui la sua figura e il suo ruolo avevano una funzione ben precisa. Quale? Quella di fungere da monito. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Medioevo fu un’epoca caratterizzata da un enorme numero di eretici e infedeli, tra cui i valdesi, i templari e gli islamici. Per questo, Giuda assunse un fondamentale valore simbolico, facendosi portatore di un importante messaggio morale.

A consacrare il traditore è stato Dante Alighieri

Il culmine dell’infamia è stato raggiunto dalla figura di Giuda grazie al Sommo Poeta. All’interno della sua Commedia, infatti, Dante Alighieri consacra l’apostolo nel ruolo di traditore per eccellenza, collocandolo nella bocca centrale di Lucifero, al fianco degli assassini di Giulio Cesare, Bruto e Cassio.

Senza contare, poi, che all’interno del suo capolavoro Dante effettua un parallelismo tra Maometto e Giuda. Nel canto XVIII dell’Inferno, infatti, viene descritta la pena inflitta al fondatore e profeta dell’Islam, le cui carni vengono squarciate da un diavolo armato di spada. Le ferite sono destinate a rimarginarsi, affinché il demone possa infliggere per tutta l’eternità nuovi dolorosi tagli al condannato.

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Questa punizione cruenta non è casuale. Infatti, si tratta della stessa sorte che, secondo gli Atti degli Apostoli, toccò a Giuda. A differenza di quanto si racconta nel Vangelo di Matteo, secondo questo documento il traditore non morì suicida impiccandosi, ma precipitò a testa in giù da un dirupo, sfracellando le sue carni contro le rocce.

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