Il parlamento giapponese ha approvato una legge che rende gli “insulti online” punibili con la reclusione. Questa proposta nasce in un contesto di crescente preoccupazione dell’opinione pubblica per il cyberbullismo, scatenata dal suicidio di una star dei reality che aveva subito abusi sui social media. In base all’emendamento al codice penale del Paese che entrerà in vigore alla fine dell’estate i colpevoli di insulti online possono essere incarcerati fino a un anno o multati di 2.100 euro.
Si tratta di un aumento significativo rispetto alle pene esistenti che prevedono la detenzione per meno di 30 giorni e una multa fino a 71 euro. Tuttavia non sono mancate critiche, con gli oppositori del disegno di legge che sostengono che potrebbe impedire la libertà di parola e la critica a chi è al potere. Di contro chi si è fatto paladino di queste novità ha affermato che la legislazione più severa era necessaria per reprimere il cyberbullismo e le molestie online.
La legge è stata approvata solo dopo l’aggiunta di una disposizione che ne prevede il riesame tre anni dopo l’entrata in vigore per valutarne l’impatto sulla libertà di espressione. Secondo il codice penale giapponese, l’insulto è definito come un’offesa pubblica alla posizione sociale di qualcuno senza fare riferimento a fatti specifici o a un’azione specifica, secondo quanto dichiarato da un portavoce del Ministero della Giustizia. Il reato è diverso dalla diffamazione, definita come il demonizzare pubblicamente qualcuno indicando fatti specifici. Entrambi sono punibili per legge.
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Come detto, il problema delle molestie online ha acquisito importanza negli ultimi anni, con crescenti richieste di leggi anti-cyberbullismo dopo la morte della lottatrice professionista e star dei reality Hana Kimura. Kimura, che aveva 22 anni ed era nota per il suo ruolo nella serie Netflix Terrace House, si è tolta la vita nel 2020. La notizia ha suscitato dolore e shock in tutta la nazione, con molti che hanno sottolineato gli abusi online che la ragazza aveva ricevuto dagli utenti dei social media nei mesi precedenti il suo suicidio. Subito dopo la morte della ragazza, alti funzionari giapponesi hanno affrontato il pericolo del cyberbullismo e si sono impegnati ad accelerare le discussioni governative sulla legislazione in materia.
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