Lo studio condotto dall’Economist sottolinea un fenomeno interessante riguardante la Generazione Z: essa è considerata la più ricca di sempre, ma anche la più ansiosa. Questo gruppo di persone nate tra il 1997 e il 2021 rappresenta una forza significativa in molti settori, con un numero sempre maggiore di giovani che occupano posizioni di rilievo sia nel mondo del lavoro che nella politica.
Tuttavia non tutto è positivo per la Gen Z. L’ansia sembra essere un problema diffuso, con molti giovani che riportano livelli elevati di stress e depressione. Lo psicologo Jonathan Haidt ha addirittura dedicato un libro intero a questa generazione, chiamandola “The Anxious Generation”. Smartphone e social media vengono indicati come possibili cause di questo aumento dell’ansia, con molte persone che lottano per mantenere relazioni significative e affrontare la pressione sociale online.
Rispetto ai Millennials, la Gen Z ha avuto il vantaggio di non aver vissuto attivamente la crisi finanziaria globale del 2007-2009 e molti di loro hanno scelto di studiare materie che li preparino al mondo del lavoro. In paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti, si sta osservando una tendenza verso discipline più orientate all’economia e all’ingegneria anziché alle discipline umanistiche. Tuttavia l’Italia sembra essere un’eccezione a questa tendenza positiva.
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Il paese ha il più alto tasso di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), il che significa che molti giovani non lavorano e non si formano. Questo fenomeno è particolarmente evidente nella fascia d’età tra i 25 ei 29 anni, dove più di un giovane su quattro si trova in questa situazione. Questo problema potrebbe avere conseguenze significative per il futuro del paese, con una potenziale crisi del ricambio generazionale sia nel mondo del lavoro che in altri settori. È evidente che ci sia bisogno di azioni concrete per affrontare questa situazione e garantire opportunità significative per i giovani italiani.
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