Le acque del fiume Tigri si abbassano e riemerge una città perduta di 3400 anni fa [+FOTO]

Il sito è riemerso con la diminuzione dell’acqua nel bacino della diga di Mosul, una delle riserve d’acqua più grandi dell’Iraq

 

Nel 2022 l’abbassamento delle acque del fiume Tigri, dovuto a una grave siccità, ha portato alla luce un’antica città di 3.400 anni, probabilmente appartenente all’Età del Bronzo. Il sito, identificato come Kemune, è situato nel Kurdistan iracheno ed è attribuito all’Impero Mitanni, una civiltà poco conosciuta che fiorì nella Mesopotamia settentrionale tra il XV e il XIV secolo a.C.

La scoperta e le prime analisi

La città è riemersa con l’abbassamento del livello dell’acqua nel bacino della diga di Mosul, una delle riserve d’acqua più grandi dell’Iraq. Gli archeologi del Kurdistan Archeology Organization e dell’Università di Tubinga hanno rapidamente organizzato una spedizione per documentare il sito prima che le acque risalissero. L’intervento d’urgenza ha permesso di identificare strutture straordinariamente ben conservate, nonostante la città sia rimasta sommersa per decenni.

Tra i reperti più significativi è stato trovato un grande palazzo, con mura alte fino a sette metri decorate con affreschi in tonalità vivaci di rosso e blu, un elemento raro per l’epoca. Il sito comprende anche un imponente complesso di magazzini, utilizzato per stoccare grandi quantità di merci, che suggerisce l’importanza economica e strategica della città nella regione. La presenza di complesse reti idrauliche, infine, testimonia l’avanzato livello tecnologico e organizzativo della civiltà Mitanni.

Una storia interrotta da un cataclisma

Si ritiene che Kemune sia stata distrutta intorno al 1350 a.C. da un forte terremoto che causò il collasso di molte strutture. L’evento catastrofico ha contribuito alla preservazione di parti della città, seppellite sotto uno spesso strato di macerie. Dopo millenni di oblio, la costruzione della diga di Mosul negli anni ’80 ha sommerso il sito, rendendolo accessibile solo in rare occasioni di estrema siccità.

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Gli archeologi hanno utilizzato teli di plastica per coprire le strutture e proteggerle dall’acqua che inevitabilmente sarebbe tornata a sommergerle. Inoltre, la documentazione del sito è stata arricchita grazie all’uso di strumenti moderni, come scanner 3D e droni, per creare modelli dettagliati della città. Queste tecnologie stanno aiutando a studiare le strutture in modo non invasivo, fornendo informazioni sulla vita quotidiana, l’organizzazione sociale e le interazioni commerciali dell’epoca.

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