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Gli psicologi sostengono che l’ordine di nascita possa influenzare non solo il carattere, ma anche il modo in cui una persona si relaziona con il mondo e con le proprie responsabilità, soprattutto quando diventa genitore. I figli maggiori, infatti, sono spesso incaricati di aprire la strada per i fratelli minori, portando con sé una serie di aspettative che li influenzano profondamente. Fin da piccoli, i primogeniti sono abituati ad avere più responsabilità, un fattore che li porta ad accumulare empatia e una grande consapevolezza del loro ruolo.
Quando diventano genitori, molte di queste caratteristiche si riflettono nel loro stile educativo. La psicologa Jennifer Katzenstein osserva che i figli maggiori tendono a diventare genitori estremamente responsabili e perfezionisti. Spesso sono terrorizzati dall’idea di fallire e cercano di anticipare ogni bisogno dei loro figli, riproducendo la stessa attenzione che i loro genitori avevano per loro. Questo desiderio di non sbagliare può trasformarsi in un comportamento molto rigido, che, sebbene motivato dall’amore e dalla preoccupazione, può creare una certa tensione, sia nei genitori che nei bambini.
Un’altra caratteristica tipica dei figli maggiori è la tendenza a stabilire routine e rituali ben definiti per i propri figli. Abituati alla struttura e alla pianificazione, cercano di riprodurre lo stesso ordine nella loro vita familiare. Tuttavia quando le cose non vanno come previsto possono sentirsi in colpa, poiché associano la rottura della routine a un fallimento. Inoltre i figli primogeniti tendono ad essere più severi.
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Cresciuti con il compito di prendersi cura dei fratelli minori, imparano presto a gestire con autorità e organizzazione. Questo atteggiamento si riflette nel loro approccio alla genitorialità, spesso con regole rigide e poca flessibilità. Infine i genitori che sono stati figli maggiori possono riporre in loro aspettative molto alte, basate su quelle che loro stessi hanno ricevuto. Questo può essere fonte di pressione, con i bambini che si trovano a dover raggiungere obiettivi irraggiungibili, portando a un equilibrio delicato tra motivazione e ansia.
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