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In Svezia sta emergendo un movimento che sta attirando molta attenzione: le “soft-girl”. Questo termine si riferisce a un gruppo di giovani donne, prevalentemente della Generazione Z, che decidono di rinunciare al tradizionale percorso professionale per abbracciare uno stile di vita più semplice, lento e focalizzato sul benessere personale. Le “soft-girl” preferiscono dedicarsi alla cura di sé, alla tranquillità domestica e al tempo libero, lontano dalle pressioni tipiche del mondo del lavoro moderno.
Il fenomeno ha preso piede sui social media, in particolare su TikTok e Instagram, dove influencer e ragazze comuni condividono la loro quotidianità. Un esempio emblematico è Vilma Larsson, una venticinquenne svedese che ha deciso di lasciare il lavoro per diventare casalinga. Attraverso i suoi canali social, racconta la sua routine fatta di allenamenti in palestra, cucina e momenti di svago, mentre il suo partner lavora da remoto. Pur non guadagnando direttamente dalla sua attività online, Vilma ha accumulato una notevole quantità di follower e interazioni, facendo crescere la popolarità del suo stile di vita. Utilizza spesso hashtag come #hemmaflickvän (“fidanzata casalinga”) per promuovere una visione più tradizionale e serena della vita quotidiana.
La crescente popolarità delle “soft-girl” ha suscitato un dibattito in Svezia. Da una parte, alcuni ritengono che questo movimento rappresenti un passo indietro rispetto ai progressi compiuti in tema di uguaglianza di genere. Abbandonare il lavoro in favore della vita domestica potrebbe essere visto come un tradimento delle lotte delle generazioni precedenti per ottenere diritti e opportunità nel lavoro. D’altra parte, ci sono coloro che difendono questa scelta come un atto di autonomia personale, sottolineando che non tutte le donne devono seguire un percorso professionale per essere felici.
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Il benessere mentale e fisico dovrebbe essere prioritario e uno stile di vita meno stressante potrebbe aiutare a prevenire il burnout, un problema crescente tra i giovani. I dati mostrano che il fenomeno sta crescendo anche tra le ragazze più giovani, con il 14% delle studentesse tra i 7 e i 14 anni che si identifica come aspiranti “soft-girl”. Sebbene non sia ancora chiaro quante giovani stiano effettivamente abbandonando il lavoro, il dibattito sulla questione è destinato a crescere nei prossimi anni.
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