Ecco perché facciamo fatica ad accettare le opinioni altrui: lo studio

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Ecco perché facciamo fatica ad accettare le opinioni altrui: lo studio

| 08/02/2025
Fonte: Pexels

Credi di sapere come la pensa chi non è d’accordo con te? Molto probabilmente ti sbagli: ecco perché

  • Spesso crediamo di sapere cosa pensano gli altri prima ancora che esprimano la loro opinione
  • Ad aumentare la frequenza di questo bias è stata la polarizzazione del dibattito pubblico
  • L’analisi di questioni complesse è stata semplificata e ricondotta a due schieramenti opposti
  • In realtà, uno studio ha dimostrato che nonostante la nostra sicurezza, le idee altrui sono spesso diverse da ciò che credevamo
  • Solo nel 39% dei casi, infatti, riusciamo a indovinare le opinioni di chi la pensa diversamente da noi

 

Credete di conoscere l’opinione delle altre persone prima ancora che aprano bocca? Ahinoi, si tratta di un fenomeno sempre più comune, causato dalla polarizzazione del dibattito pubblico. L’assenza di sfumature ha finito per impoverire questioni estremamente complesse, spingendoci a credere che chiunque debba necessariamente schierarsi in due fazioni dai contorni rigorosamente ddefiniti. Insomma, tutto è finito per apparire o completamente bianco, oppure totalmente nero.

In realtà, però, spesso le supposizioni circa le idee altrui sono totalmente sbagliate ed estremamente semplificate. A dirlo, è uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Per studiare questo fenomeno, un team di ricercatori ha effettuato uno studio a cui hanno partecipato 256 statunitensi, equamente ripartiti tra chi abbracciava idee politiche di destra e chi di sinistra. Come illustrato dagli scienziati, l’obiettivo dell’esperimento era “capire se le persone fossero meno portate a comprendere quelle con cui non erano d’accordo politicamente, e se ne fossero a conoscenza“.

Come si è svolto l’esperimento?

Per dividere i volontari, è stato somministrato loro un test composto da 24 affermazioni riguardanti valori etici, familiari, religiosi e via dicendo. Per ogni enunciato, è stato chiesto ai partecipanti di esprimere il proprio grado di accordo rispetto agli enunciati. Inoltre, ogni volontario è stato abbinato a un altro partecipante, rimasto anonimo. In prima battuta, è stata fornita al volontario una risposta anonima presentata dalla persona a cui era stato abbinato.

Dopodiché, sulla base dell’opinione espressa, in caso di parere analogo i due sono stati inclusi nello stesso gruppo; in caso conrario, invece, sono stati assegnati a due gruppi differenti. Infine, una volta venuto a conoscenza di una singola opinione del partecipante anonimo e del suo gruppo di appartenenza, ogni volontario doveva immaginare le risposte date dalla controparte a tutte le altre affermazioni.

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Inoltre, gli è stato chiesto di esprimere il livello di attendibilità che attribuiva alla propria ipotesi, in una scala da «per niente» a «estremamente» sicuro/a. Sebbene nel 74% dei casi le persone si ritenessero estremamente sicure di indovinare le risposte del partecipante anonimo, i risultati dello studio hanno messo in luce una situazione ben diversa. Infatti, in media le opinioni sono state indovinate il 50% delle volte quando entrambi i volontari appartenevano allo stesso gruppo. L’accuratezza, poi, è scesa ulteriormente fino al 39% quando il partecipante anonimo apparteneva all’altro gruppo.

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