Lo sconfinato mondo della salute psicofisica è costellato di leggende a cui tutti prima o poi abbiamo abboccato. Ma quello in cui crediamo ciecamente spesso non è la verità. Sfatiamo qualche mito nelle prossime pagine.
Se avete figli vi sarà sicuramente capitato di ricevere quel consiglio della nonna: “non dare troppi zuccheri al bambino che poi diventa iperattivo”. La diceria circola dalla metà degli anni Settanta, quando il medico William Crook scrisse una lettera all’American Academy of Pediatrics affermando tale teoria. Ma studi condotti una ventina di anni dopo lo hanno smentito, affermando che una correlazione diretta semplicemente non esiste. Naturalmente, il consumo di zuccheri va sempre effettuato con moderazione.
A quanto pare non esiste alcun tipo di correlazione scientifica tra l’ora in cui si è consumato il pasto e le canoniche tre ore prima di potersi fare un bel bagno. I rischi legati ad un tuffo sono più inerenti alla possibilità di uno shock termico che alla peperonata che vi siete mangiati sotto l’ombrellone.
Il luogo comune secondo il quale salire di gradazione aiuterebbe a non dare di stomaco e ad evitare brutte sbornie è, appunto, un luogo comune. Il mito è talmente tanto diffuso nel mondo che l’Università di Witten, in Germania ed Oxford, in Inghilterra hanno deciso di condurre uno studio a riguardo. E indovinate un po’ cos’hanno scoperto? La sbronza derivata dal salire o dallo scendere di gradazione alcolica non porta essenzialmente a nessuna variazione.
Ah, il buon vecchio mito del Bloody Mary appena svegli. Ma chi ha messo in giro una voce tanto stupida? Per quanto riguarda il Bloody Mary nello specifico, probabilmente la colpa è del succo di pomodoro. Antinfiammatorio, il succo di pomodoro aiuterebbe a ridurre la concentrazione di alcol ingurgitato la sera prima. Anche se questo fosse vero, non avrebbe alcun senso assumerlo con altro alcol, come la vodka del Bloody Mary. L’alcol è diuretico, finireste per disidratarvi e accusare la sbornia ancora di più.
Se è vero che le vitamine riscontrabili nelle carote, come la vitamina A ad esempio, sono un toccasana per la salute degli occhi, purtroppo però niente visione notturna. Il mito pare abbia iniziato a circolare durante la Seconda Guerra Mondiale, sui manifesti di propaganda bellica inglese.
I due tipi di zucchero, alla radice, sono esattamente identici. La parte scartata durante il raffinamento dello zucchero di canna è la melassa. Pare infatti indubbio che questa sostanza dall’aspetto marroncino sia ricca di sali minerali e componenti varie buone per l’organismo, ma dovremmo consumarne una quantità talmente elevata da rendere davvero eccessivo il consumo di saccarosio.
Falso. Fare la doccia e rimanere con i capelli bagnati in inverno non vi farà iniziare a starnutire a più non posso, anche se potrebbe crearvi non pochi problemi alla cervicale. Ma tra freddo e malanni non vi è alcuna correlazione. Al contrario, la poca aerazione degli ambienti è il luogo ideale per la proliferazione di batteri che facilmente ci faranno ammalare.
Dolcificanti naturali come il miele vengono spesso osannati come dolcificanti di gran lunga migliori dello zucchero raffinato. Ma sarà davvero così? A quanto pare non proprio. Infatti, ciò che c’è alla base (glucosio, saccarosio o fruttosio) resta sostanzialmente invariato. La soluzione migliore sarebbe ridurne il consumo.
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Ad un certo punto, più di mezzo secolo fa, il dottor Donald L. Unger ha deciso di smentire questa diceria provando a fare da cavia al suo esperimento. Per cinquant’anni ha scrocchiato le dita di una sola mano, cercando se possibile qualche differenza tra l’una e l’altra. La mancanza di artrosi nella mano esposta non ha fatto che confermare uno studio già in corso dagli anni Settanta. Per il suo studio comunque il dottor Unger ha vinto il premio Ig Nobel del 2009. Mica male.
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