In un mondo parallelo, molto più affollato di quanto si pensi, vivono loro: gli irriducibili delle relazioni parallele, un’élite di equilibristi sentimentali in grado di destreggiarsi fra cuoricini, messaggini e salvataggi dell’ultimo secondo. Con il dono dell’ubiquità e del multitasking emotivo, costoro si incamminano volontariamente lungo un percorso disseminato di bugie creative e appuntamenti sincronizzati, il tutto mentre cercano di mantenere un’apparenza impeccabile. Ma cosa passa realmente nella mente di chi conduce una doppia vita sentimentale? E cosa potrebbe spingere qualcuno a “farsi in quattro” (emotivamente parlando) in nome dell’amore, o di una qualche variazione sul tema? Vediamolo insieme.
Chi pratica la nobile arte delle relazioni parallele vive con la convinzione – diciamo pure la convinzione incrollabile – di avere tutto sotto controllo. Questa convinzione non ammette intoppi, e viene spesso condivisa con una discreta dose di narcisismo: l’idea è che tutti, ma proprio tutti, non possano fare a meno della loro persona. Il partner “ufficiale” è lì a dargli stabilità, mentre la “riserva” (termine cinico, ma preciso) accende quel pizzico di adrenalina in più, come un cioccolatino extra in una giornata di dieta. Ma attenzione: ciò che per il comune mortale appare già un’impresa di equilibrismo in stile Cirque du Soleil, per loro è “gestione emotiva”. Solo loro sanno (e solo loro possono) bilanciare due relazioni senza perdere l’identità di coppia. Un plauso al coraggio, dunque.
Dietro le relazioni parallele, spesso si nasconde una necessità psicologica. Anche se non lo ammetteranno mai, molti “infedeli seriali” sentono il bisogno di ricevere attenzioni continue per alimentare un ego fragile e bisognoso di conferme costanti. Questo bisogno è tale da portarli ad assumere un atteggiamento “del tu-mi-guardo-allo-specchio-mentre-faccio-cose”: in pratica, si amano così tanto che nessuna singola persona potrebbe bastare. Vivere un doppio legame diventa una sorta di terapia d’urto, un carburante per quella parte di sé che necessita di sentirsi desiderata e irrinunciabile. Certo, le attenzioni vanno bene, ma qui siamo oltre: più che “stare in coppia”, si tratta di stare in scena.
Ah, i grandi classici! Molti di coloro che hanno relazioni parallele amano raccontarsi una fiaba: quella delle due anime gemelle. Sì, perché di fronte all’idea di avere più di un partner, la mente dei “serial lover” si appoggia sull’idea che entrambe le persone coinvolte siano perfette per lui/lei, ciascuna a modo suo. C’è chi accende la scintilla intellettuale e chi risponde alle emozioni. Un po’ come avere un pacchetto completo, con servizi inclusi che si sommano a un’offerta su misura. Perché, nella mente di chi vive queste esperienze, è raro trovare tutto in una sola persona, quindi… perché accontentarsi? Purtroppo, però, questa giustificazione cela un problema molto più concreto: l’incapacità di risolversi come singoli individui. In poche parole, in molti casi le “due anime gemelle” sono solo un modo di tappare i buchi emotivi che uno stesso partner non riuscirebbe mai a coprire.
Per gestire una relazione parallela ci vuole un talento speciale, e il “bugiardo creativo” ne è la prova. Lontano dal cliché del bugiardo classico, chi vive relazioni parallele è una vera e propria fucina di inventiva: sa sempre cosa dire e come dirlo, rendendo credibile anche la più assurda delle scuse. Certo, qualche scivolone capita, ma è qui che entra in gioco l’improvvisazione. Se il comune mortale se la caverebbe con un “ero impegnato”, il maestro dell’equivoco sa costruire una storia articolata, di solito condita da dettagli che lasciano il partner a bocca aperta. C’è da ammetterlo: sul piano della narrazione, ci vorrebbe una standing ovation. E attenzione: questo è un’arte, che richiede precisione millimetrica. Un messaggio inviato all’orario sbagliato può rovinare mesi di lavoro. Ma loro, per qualche strano meccanismo mentale, ne vanno fieri: se l’equilibrismo relazionale fosse una disciplina olimpica, sarebbero pronti a portare a casa l’oro.
Sì, proprio così: uno degli aspetti più assurdi delle relazioni parallele è che chi le vive si sente “libero”. Come si può spiegare questa affermazione? In teoria, chi mantiene più rapporti dovrebbe sentirsi ingabbiato, in perenne fuga da un conflitto. E invece no. La doppia vita, ai loro occhi, è un antidoto alla monotonia, un’avventura senza fine, un carico di brividi quotidiani che li fa sentire “liberi”. L’ironia è che più una persona si convince di vivere in un’eterna estate dell’amore, più in realtà finisce in una complicata prigione, fatta di silenzi, stress e paura costante di essere scoperti. Quando lo si guarda da questa prospettiva, è difficile non riconoscere che queste persone abbiano un gusto particolare per la tortura mentale.
Alla fine, bisogna riconoscerlo: chi vive relazioni parallele ha un modo tutto suo di vedere la vita e, forse, un po’ ci fanno riflettere sulla complessità delle emozioni umane. Certo, mentre li osserviamo destreggiarsi tra “non era come pensi” e “stai tranquillo/a, è tutto sotto controllo”, la tentazione è di sorridere e di lasciarli vivere nel loro paradossale universo parallelo.
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