Dungeons and Dragons può aiutare le persone autistiche ad acquisire sicurezza e a trovare il loro eroe interiore

Il gioco di ruolo Dungeons and Dragons è diffuso tra milioni di persone, ma i benefici per chi ha lo spettro autistico sono sorprendenti

 

Dungeons and Dragons è un gioco di ruolo che ha catturato l’interesse di milioni di persone in tutto il mondo, offrendo un’esperienza di gioco unica sia in presenza che online. Tuttavia, una nuova ricerca suggerisce che questo gioco potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso per le persone con autismo, creando per loro uno spazio sicuro dove interagire socialmente, lontano dalle difficoltà che affrontano quotidianamente.

Lo studio, pubblicato nella rivista Autism, è stato condotto da un team di ricercatori della Scuola di Psicologia dell’Università di Plymouth, in collaborazione con colleghi dell’Edge Hill University e della Dalarna University in Svezia. L’obiettivo principale era esplorare se un ambiente sociale in cui le persone si sentissero a proprio agio potesse aiutarle a eccellere.

Il potere del gioco di ruolo nel promuovere l’inclusione e la sicurezza sociale per gli adulti autistici

Il gruppo di ricerca ha lavorato con un gruppo di adulti autistici, introducendoli inizialmente alle dinamiche di Dungeons and Dragons. I partecipanti, sotto la guida di un master del gioco, hanno partecipato a scenari di gioco in piccoli gruppi per un periodo di sei settimane. Al termine, sono stati intervistati individualmente dai ricercatori per comprendere in che modo la loro condizione autistica avesse interagito con l’esperienza di gioco e se questa avesse avuto un impatto positivo sulla loro vita.

Durante le interviste, i partecipanti hanno parlato a lungo dei loro desideri e motivazioni sociali, pur riconoscendo le sfide legate a una mancanza di fiducia nella comunicazione con gli altri e alle insicurezze su come sarebbero stati percepiti. Spesso, questi sentimenti li portavano a “mascherare” i loro tratti autistici, nascondendoli per adattarsi meglio alle aspettative sociali.

Giocare a Dungeons and Dragons ha offerto loro un ambiente accogliente dove hanno rapidamente sviluppato un senso di affinità naturale con gli altri partecipanti. La comprensione reciproca di problemi comuni, legati sia alle attività di gioco che alla vita reale, ha permesso loro di rilassarsi, senza la pressione di dover agire in un certo modo. Di conseguenza, si sono sentiti inclusi e più capaci di contribuire alle interazioni di gruppo.

Il gioco come strumento per superare gli stereotipi sull’autismo e favorire la crescita personale

Un altro aspetto rilevante emerso dalle interviste è stato il modo in cui i partecipanti hanno percepito la possibilità di trasferire alcuni dei tratti del loro personaggio di gioco alla vita reale. Questo li ha aiutati a sentirsi diversi e, in alcuni casi, migliori nella loro quotidianità.

Esistono numerosi miti e malintesi sull’autismo, tra cui l’idea che le persone affette da questa condizione non siano socialmente motivate o prive di immaginazione. Dungeons and Dragons sfida questi preconcetti, poiché si basa sulla collaborazione in team in un ambiente completamente immaginario. I partecipanti allo studio hanno percepito il gioco come una ventata d’aria fresca, un’opportunità per assumere una nuova identità e condividere esperienze al di fuori di una realtà spesso difficile. Questa sensazione di escapismo li ha fatti sentire incredibilmente a loro agio, tanto che molti di loro hanno dichiarato di voler applicare alcuni aspetti del gioco nella loro vita quotidiana.

Il dottor Gray Atherton, docente di Psicologia e autore principale dello studio, insieme al dottor Liam Cross, anche lui docente di Psicologia a Plymouth e autore senior dello studio, hanno lavorato per molti anni per comprendere l’impatto del gioco sulle persone con autismo e altre condizioni simili. Un altro studio recente ha dimostrato che le persone autistiche apprezzano particolarmente i giochi da tavolo, poiché riducono la pressione legata all’incertezza degli incontri e delle interazioni sociali, eliminando la necessità di fare conversazioni banali.

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