In Giappone, dare le dimissioni è spesso percepito come una scelta difficile, non solo per l’aspetto pratico ma per il forte peso emotivo che può comportare. In un contesto dove lasciare un lavoro prima di tre anni dall’assunzione è visto come un segno di instabilità o di fallimento, molti lavoratori sperimentano ansia e sensi di colpa al momento di comunicare la propria decisione. Per rispondere a questa esigenza, nel 2017 è nata la startup Exit, fondata da Toshiyuki Niino e altri imprenditori con lo scopo di facilitare l’addio professionale.
Exit offre un servizio unico: per una tariffa di circa 20mila yen (equivalente a circa 150 dollari), un professionista si occupa di avvisare il datore di lavoro della volontà di dimettersi del cliente, gestendo tutti i dettagli relativi all’uscita. L’idea è nata dall’esperienza personale del co-fondatore Niino, che racconta di aver vissuto personalmente il disagio di lasciare un impiego poco soddisfacente. Così, ha deciso di creare una soluzione che aiutasse chi, come lui, si sente sopraffatto all’idea di affrontare il proprio capo per annunciare la decisione di dimettersi.
La nascita di Exit ha ispirato altre aziende simili, come Momuri, che hanno replicato il modello per rispondere alla crescente domanda. Il successo di queste startup evidenzia quanto sia radicato in Giappone un approccio molto rigido e formale alla vita lavorativa. Molte persone sono disposte a pagare pur di evitare una situazione stressante che, per quanto normale, può essere percepita come un peso psicologico.
Leggi anche: Il capo li rimprovera sempre: commessi di un negozio si licenziano in massa
Nonostante la popolarità di Exit e dei suoi imitatori, la cultura lavorativa giapponese appare ancora intrisa di regole non scritte che rendono difficile il cambiamento. Niino stesso è scettico riguardo alla possibilità che la mentalità sociale attorno al lavoro possa mutare in tempi brevi, affermando che potrebbero volerci decenni per sradicare certe dinamiche. Exit, tuttavia, rappresenta un esempio di come l’innovazione possa rispondere ai bisogni umani anche nei contesti più complessi e tradizionali, offrendo una soluzione per alleviare le pressioni psicologiche legate al mondo del lavoro.
Share