Buonasera Commenti Memorabili, sono Alessio e vi scrivo per raccontare una situazione che mi è capitata pochi giorni fa e che mi ha fatto riflettere sulla vita e sul lavoro. Appena laureato ho trovato lavoro in un’azienda che, seppur non tra le più famose, sta tuttora crescendo in termini di visibilità e fatturato. Ho fatto parte dell’ufficio comunicazione e marketing per due anni e mezzo e me ne sono andato qualche giorno fa a causa di condizioni inammissibili, promesse non mantenute, stipendio da fame e manipolazione; insomma, in linea con l’ormai tragica situazione che vivono i giovani oggi nel mondo del lavoro.
Ma ho sempre sottostato a queste condizioni di schiavismo, sebbene per ben due volte non mi abbiano rinnovato il contratto per poi ripresentarsi cinque giorni dopo con il contratto tale e quale, non un centesimo di più.
“Va bene”, mi sono detto “bisogna tirare avanti e sono costretto ad accettare”. Ho subìto nonnismo da parte dei colleghi che non hanno mai esitato non solo a delegarmi le loro mansioni ma a schernirmi e a parlare male di me e in generale dei giovani alle mie spalle.
Filippo, il responsabile dell’area comunicazione, non ha mai instaurato con me un rapporto basato sulla fiducia, bensì, un rapporto basato unicamente sulla manipolazione.
Mi ha sempre trattato come se fossi un robot e non un essere umano. Ho lavorato persino di notte perché Filippo necessitava di pratiche alle 7 di mattina e mentre lui dormiva io passavo notti insonni.
Per non parlare di quando è venuta a mancare mia sorella: non un “mi dispiace”, niente solo domande su ciò che avevo da fare in sede. Notti insonni “vegliate al lume del rancore”, disse Faber, perché di rancore ne ho conservato parecchio e, infine, pochi giorni fa ho avuto la mia rivincita come leggerete dai messaggi.
Non mi sento orgoglioso di ciò che ho fatto, ma Filippo meritava tutto ciò. Ciò che voglio dire a tutti coloro che si trovano nella mia situazione è che a volte la dignità viene prima di ogni cosa e prendersi una rivincita è quasi necessario perché, talvolta, non basta essere superiori e indifferenti.
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