Una storia che ha dell’incredibile è balzata agli onori della cronaca in Ecuador. Bella Montoya, una pensionata di 76 anni e infermiera di professione, è infatti “tornata in vita” durante la sua stessa veglia funebre dopo essere stata dichiarata morta dai medici. Un vero e proprio colpo di scena da film! Il momento era di quelli più difficili e toccanti, con una ventina di persone radunate intorno alla bara per rendere omaggio alla cara Bella. Dopo cinque ore di commozione e dolore, però, ecco che la signora ha deciso di “svegliarsi”.
Tra stupore e incredulità, i suoi cari hanno sentito che all’interno della bara la donna si muoveva e cercava disperatamente di attirare l’attenzione. Dopo aver capito che non era affatto passata a miglior vita come sembrava, senza indugi Bella è stata caricata su un’ambulanza e riportata d’urgenza all’ospedale. Qui i medici che avevano da poco avevano firmato il suo certificato di morte si trovano faccia a faccia con una donna che avrebbe dovuto essere deceduta, in uno scenario piuttosto grottesco.
Il figlio, Gilbert Balberan, ha raccontato comprensibilmente sotto shock com’è andata la “risurrezione” e come sta la madre: “Con la sua mano sinistra bussava alle pareti della bara e la sua mano tremava. Ora mia madre è attaccata all’ossigeno. Il suo cuore è stabile. Il medico le ha dato un pizzicotto sulla mano e lei ha reagito”. E abbiamo usato questo termine non a caso, dato che i media locali non esitano a definire il caso una vera e propria risurrezione.
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Ma come si è arrivati a dichiararla morta? Secondo la ricostruzione dei fatti diffusa dal ministero della Salute, la signora Montoya era stata ricoverata per un sospetto ictus e aveva subìto un arresto cardiorespiratorio senza rispondere alle manovre di rianimazione, a seguito delle quali il medico di turno ha confermato la sua morte. Ora ovviamente un comitato tecnico è stato incaricato di indagare a fondo su questa faccenda e di stabilire un audit medico per determinare eventuali responsabilità sull’errata certificazione di morte.
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