Un tribunale provinciale di Pontevedra, in Spagna, ha recentemente stabilito che un uomo deve pagare alla sua ex moglie 88.025 euro come risarcimento per il suo lavoro di casalinga durante 26 anni di matrimonio. La coppia si è sposata nel 1996 e fino alla separazione, avvenuta nel 2022, la moglie ha lavorato al di fuori della casa familiare solo per un totale di 205 giorni distribuiti in diversi anni, dedicandosi alla crescita della loro unica figlia e al mantenimento dell’ordine domestico.
Dopo la separazione, il marito è rimasto nella casa di famiglia che era stata pagata da tempo, mentre lei è dovuta uscire e affittare una casa propria. La donna ha dovuto trovare subito un lavoro per mantenersi, ma poiché ha trascorso 26 anni della sua vita come casalinga, probabilmente avrà diritto a una pensione molto ridotta, a differenza del marito che ha dedicato la sua vita alla carriera professionale. Così ha chiesto un risarcimento per tutti gli anni di lavoro domestico.
La sentenza iniziale di questo insolito caso ha fissato a 120.000 euro il risarcimento che l’imputato deve versare all’ex moglie, ma la decisione è stata impugnata da entrambe le parti coinvolte. Il marito ha accettato di pagare l’ex moglie per tutto il lavoro svolto durante il matrimonio, ma ha chiesto una riduzione dell’importo di 60.000 euro. L’ex moglie, invece, ha chiesto un aumento della pensione compensativa a 183.629,36 euro, facendo sapere di essersi dedicata fondamentalmente alla cura della casa e alla crescita della figlia.
L’ex moglie sostiene di aver lavorato dal 1989 fino a un anno dopo il matrimonio con l’ex marito, dopodiché è diventata una casalinga, mentre lui ha continuato a lavorare e a provvedere al sostentamento economico della famiglia. Questo squilibrio economico le pesa moltissimo ora che il matrimonio è finito, perché è stata costretta a trovare un lavoro umile per mantenersi, lasciandole poco tempo per le aspirazioni professionali.
L’uomo ha contestato gli squilibri economici invocati dalla sua ex, replicando che ora lei ha un lavoro per mantenersi, senza l’onere di occuparsi di un figlio, dato che la loro figlia è maggiorenne e non vive con la madre. Inoltre ha affermato che entrambi “hanno contribuito a sostenere gli oneri del matrimonio” e che il fatto di dover retribuire uno dei due come dipendente a tempo pieno non è giustificato.
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Il Tribunale provinciale di Pontevedra ha stabilito che l’indennizzo iniziale di 120.000 euro sia ridotto a 88.025 euro e che il marito paghi all’ex moglie una pensione di 350 euro al mese per tre anni, aggiornata annualmente in base all’indice di inflazione nazionale. La decisione può essere impugnata da entrambe le parti presso la Corte Suprema.
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