Cosa accade quando si muore? I sentimenti provati non sono così chiari come si potrebbe pensare

Non tutti gli esseri umani vivrebbero la morte come un evento traumatico e sofferto

 

Il momento della dipartita di una persona è uno stadio che fa parte del processo vitale di ogni essere umano. Tale fenomeno è da tempo considerato come un evento sofferto e triste. Ciò anche a causa dei numerosi riferimenti letterari, cinematografici e televisivi che “demonizzano” il trapasso ultraterreno.

Tuttavia, dietro questo evento si cela molto di più e che l’uomo, per diversi motivi, spesso non conosce a causa della fitta mole di mistero che aleggia intorno a questo macabro accadimento.

La morte, infatti, apparirebbe più “piacevole” di quanto si possa pensare. Ma cosa accade esattamente nel preciso momento in cui un soggetto sta passando a miglior vita?

Il continuum vitale delle cellule

Durante il corso dei secoli è mutata la constatazione della morte. Se anticamente bastava la mancanza di battito del polso di un essere umano a definire la dipartita di un essere umano, con i moderni mezzi messi a disposizione dalla tecnologia e dalla scienza medica, ci sono numerosi nuovi parametri da seguire e tenere conto per constatare il decesso di qualcuno.

Molte ricerche scientifiche, ad esempio, hanno sottolineato come diverse cellule corporee continuino a rimanere in vita anche alcuni istanti dopo il sopraggiungimento della morte. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel 2022 intitolato “Cellular recovery after prolonged warm ischaemia of the whole body” e condotto da un team di ricercatori dell’Università di Yale ha osservato e certificato come in specifiche condizioni i cervelli di maiali potessero essere rianimati fino ad un’ora dopo essere stati macellati in mattatoio.

Spesso le cellule funzionano ore dopo la dipartita. Questo ci dice che la morte delle cellule può essere fermata e la loro funzionalità ripristinata in più organi vitali anche un’ora dopo il decesso“, ha spiegato il dottor Nehad Sestan.

C’è coscienza dopo la morte?

L’uomo è un essere vivente eternamente consapevole e dotato di propria sensibilità che riversa in gran parte delle sfere della propria esistenza, compresa la morte. Uno studio condotto dal professor Sam Parnia, direttore del progetto di Coscienza Umana presso l’Università di Southampton, Regno Unito, ha scoperto che la cognizione individuale di ciò che accade in un determinato momento sembrerebbe continuare fino a pochi minuti dopo il passaggio a miglior vita dell’essere umano.

Trovarsi dinanzi il trapasso: paura o felicità?

Quale sarebbero però l’effettivo sentimento che l’essere umano proverebbe dinanzi il momento della morte? Secondo la ricerca condotta da un gruppo di ricercatori della University of North Carolina più l’uomo si avvicinerebbe al momento della fine della sua esistenza, più i suoi pensieri diventerebbero positivi.

Tale risultato è emerso dopo aver analizzato una serie di frasi pronunciate da un gruppo di malati terminali e condannati a morte poco prima dell’ultimo sospiro. Le loro affermazioni sono in seguito state messe a confronto con quelle di un altro gruppo di individui ai quali è stato chiesto solo di immaginare il momento del proprio decesso.

Questi ultimi, al contrario dei primi, hanno descritto tale evento come un qualcosa di terrificante e spaventoso.

Per chi è destinato a morire o a vivere un’esistenza travagliata, quindi, la morte è considerata un momento di grande liberazione.

Leggi anche: Il Teorema della Morte di Abraham de Moivre, che seppe prevedere la data della sua dipartita

Gli esseri umani si adattano a ogni situazione, sia fisicamente che emotivamente, e lo fanno anche nel momento estremo del decesso. Pensiamo che sia un evento terrificante perché la nostra cultura ce lo fa credere, ma non è così: più ci si avvicina alla fine e più la visione della morte è positiva“, ha spiegato il professor Kurt Gray, uno dei principali autori dell’analisi.

Share