Avete mai sentito parlare del phubbing? Si tratta di un’espressione che deriva dall’inglese phone, “telefono” e snubbing, “snobbare”. Con questo termine, infatti, si indica l’abitudine di controllare il cellulare mentre gli altri ci parlano. Se trovarsi di fronte a qualcuno che ci ignora senza ritegno per starsene sul suo smartphone può risultare un filino insopportabile, dovremmo fare mea culpa e ammettere che a volte è capitato anche a noi.
Questo fenomeno, infatti, è così diffuso che – sebbene il phubbing sia considerato un atteggiamento indice di maleducazione e mancanza di rispetto – risulta socialmente accettato. Quali sono le cause che spingono le persone a comportarsi in questo modo? Secondo gli esperti, alla radice del problema potrebbe esserci un disturbo dell’autocontrollo: l’ormai dilagante dipendenza da smartphone ci spingerebbe a controllare il device in maniera compulsiva.
Ulteriori ricerche hanno associato il phubbing alla FoMO, acronimo di Fear of Missing Out. Questa espressione indica l’ansia di essere tagliati fuori dal circuito delle informazioni o dai rapporti sociali. Da qui, l’esigenza di controllare costantemente le notizie e i social network.
Infine, la tendenza a usare il telefono mentre gli altri ci parlano è stata associata a stati di ansia, depressione e a particolari tratti della personalità. In particolare, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Behaviour & Information Technology ha messo in luce che le persone stressate ed emotivamente instabili sono più inclini a dedicarsi al cellulare, ignorando completamente l’ambiente circostante.
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È possibile riuscire a smettere col phubbing? Fortunatamente, la risposta è sì. Per farlo, dovremmo migliorare la qualità dei nostri rapporti interpersonali e allenarci sull’ascolto consapevole ed empatico. In questo modo, la spinta a distrarci e a dedicare la nostra attenzione a mondi e relazioni fittizie tenderanno a scemare.
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