Come si insultavano gli antichi? Le parolacce preferite da ogni civiltà

Storia del turpiloquio: un’abitudine antichissima

 

Insultarsi e prendersi a male parole è una pratica decisamente comune al giorno d’oggi. Anche le grandi civiltà del passato, però, avevano questa abitudine. Curiosi di scoprire quali erano le parolacce più in voga? Grazie ai reperti rinvenuti dagli archeologi, è possibile affermare con certezza che dagli Antichi Egizi in poi il turpiloquio fu definitivamente sdoganato.

Avete presente il detto “bestemmiare come un turco”? Ecco, potrebbe benissimo applicarsi agli abitanti della valle del Nilo. Stando all’interpretazione di alcuni geroglifici, infatti, erano molti e decisamente fantasiosi gli insulti rivolti a divinità del calibro di Ra e Nefti. Una documentazione ancora più cospicua ci proviene dall’Antica Grecia. I Greci preferivano non rischiare di incappare nell’ira degli dei. Le loro parolacce, al contrario, erano prevalentemente incentrate sugli organi genitali. Il filosofo Pitagora, invece, credendo che i numeri costituissero il fondamento della realtà, era solito imprecare con espressioni come “Per il numero 4!“.

La colorita creatività degli improperi degli Antichi Romani

Gli Antichi Romani non erano certo da meno: il loro vocabolario includeva invettive incentrate sulle deiezioni, sull’accoppiamento e sulle gonadi. Alcuni esempi? Stercus, meretrix mentula erano parolacce decisamente comuni. Spesso le si leggeva persino sui muri. Una interessante testimonianza in tal senso è rappresentata dai graffiti di Pompei.

Tra le incisioni più poetiche troviamo esternazioni del calibro di “Piangete ragazze, il mio cazzo vi ha abbandonato. Ora incula i culi. Fica superba addio!“. Tra gli insulti più offensivi che i Romani pronunciavano in preda all’ira, c’era quello di dare al proprio antagonista dello “sporco Sannita”. I Sanniti, infatti, furono la prima popolazione dell’Italia antica con cui i Romani si scontrarono, ingaggiando le lotte sannitiche.

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Infine, come non citare le parolacce d’autore? Ad abbandonarsi all’invettiva, infatti, erano personaggi colti, che mettevano nero su bianco commenti decisamente poco eleganti all’interno delle proprie opere. Tra questi spicca Marziale, autore di celeberrimi epigrammi dallo stile tagliente: “La merda Basso, la fai in un vaso d’oro – e non ti vergogni, tu. Il vino lo versi nel vetro. Dunque la tua merda vale di più“.

 

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