Il mondo dei colloqui di lavoro può essere pieno di insidie, soprattutto quando i recruiter optano per le temute “stress interview”, caratterizzate da domande scomode o a trabocchetto. Questo approccio è volto a valutare la capacità di reazione dei candidati sotto pressione, ma può anche mettere a disagio anche i candidati più esperti. Tanto che alcuni arrivano persino a declinare l’offerta, nonostante la brama di ottenere quel posto.
Jefferson Rogers, Ceo di JKR Windows, ha recentemente condiviso preziosi consigli su come affrontare queste situazioni attraverso un video postato sui social. Lui stesso usa questo metodo: chiede qualcosa che il candidato non può sapere in modo da capire come reagisce quando è in difficoltà. Rogers ha sottolineato l’importanza di evitare risposte artificiose o creative alle domande difficili. Ha sostenuto: “Niente arrampicate sugli specchi, niente risposte creative e inventate. Mi daresti un’idea abbastanza chiara di che tipo di personalità hai”.
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L’approccio consigliato da Rogers è sincerità e apertura al dialogo. L’importante è evitare di sentirsi sopraffatti dalla situazione stressante del colloquio. A suo dire bisognerebbe replicare così: “Non conosco la risposta. Mi sembra un tema davvero interessante e prometto che verrò qui e mi impegnerò per rispondere in maniera adeguata”. Il video di Rogers ha generato un dibattito animato tra gli utenti, con molti che hanno condiviso le proprie esperienze personali. Alcuni hanno interpretato le domande scomode come un segno di un ambiente di lavoro tossico, mentre altri hanno espresso frustrazione riguardo ai “giochetti” dei recruiter. C’è chi ha scritto: “Questo trabocchetto è indicatore di un boss tossico”. Un’altra persona era della stessa idea: “Se mi fai questa domanda vuol dire che ti piace fare i giochetti, non ho tempo per queste cose”.
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