Lavoro, conosci il “coffee badging”? Ecco di cosa si tratta

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Lavoro, conosci il “coffee badging”? Ecco di cosa si tratta

| 29/03/2025
Fonte: Pexels

Direttamente dagli Stati Uniti, arriva il coffee badging

  • La maggior parte delle aziende sta limitando fortemente lo smart working
  • L’obiettivo finale è quello di far tornare i dipendenti in ufficio, così da averli sotto controllo
  • Per i lavoratori da remoto, abituati a svolgere autonomamente gli incarichi, il passaggio non è facile
  • Negli Stati Uniti, in risposta a queste restrizioni si sta diffondendo un peculiare fenomeno
  • Si chiama coffee badging: ecco di cosa si tratta

 

Hai mai sentito parlare di coffee badging? Si tratta di un fenomeno che sta prendendo piede tra i lavoratori Oltreoceano, in risposta alle restrizioni degli spazi per lo smart working. Sempre più aziende, infatti, inclusi colossi come Amazon, Disney e Meta, stanno imponendo ai lavoratori di tornare in ufficio. Lo scopo di questo genere di decisioni è facilmente intuibile: tenere sotto controllo i propri dipendenti e monitorarne la produttività.

Tuttavia, non è così facile come sembra. In risposta alle limitazioni al lavoro da remoto, infatti, si stanno diffondendo a macchia d’olio stratagemmi a dir poco peculiari. Il coffee badging è uno di questi: consiste nello strisciare il badge all’ingresso, per poi fermarsi alla macchinetta del caffè, conducendo un’intensa vita sociale in modo da essere visti dal maggior numero di persone possibili. Dopodiché, si torna a casa, per lavorare direttamente da remoto. C’è chi, addirittura, non si presenta proprio sul posto di lavoro. A timbrare il cartellino ci pensa un coscienzioso collega, a cui è demandato anche l’incarico di spargere voci e testimonianze sulla presenza del lavoratore fantasma in ufficio.

Il problema alla base di questo fenomeno

Il coffee badging vi ricorda un fenomeno particolarmente in voga nel Belpaese? In effetti, questa abitudine scorretta ha spesso colonizzato pagine e pagine di giornali. C’è chi, però, al di là della disonestà di questa pratica, sottolinea la necessità di superare i vecchi schemi per aggirarla.

La presenza obbligatoria in ufficio, complice la straordinaria diffusione dell’uso smart-working a causa della pandemia, è percepita da molti lavoratori come superflua e problematica. Per i dipendenti di aziende tecnologiche e di consulenza, infatti, gestire il proprio lavoro in autonomia sarebbe in linea con il tipo di mansioni richieste.

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Eppure, le società non sono d’accordo e sostengono che la presenza in ufficio rafforza la cultura aziendale, le attività di brainstorming e la collaborazione. E voi, cosa ne pensate?

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