Sembra talco ma non è, ma forse è sapone. Sarà andata così la vicenda che ha visto coinvolta l’attrice Claudia Rivelli, nonché sorella di un altro volto noto del cinema italiano, Ornella Muti.
Star dei fotoromanzi degli anni Settanta della casa editrice Lancio, la donna è finita al centro di uno scandalo dopo che la Polizia ha effettuato un sopralluogo presso la sua abitazione, nella quale ha rinvenuto e prontamente sequestrato un certo quantitativo di Gbl, più comunemente conosciuta come “droga dello stupro”.
Un flacone di sostanza stupefacente che ha fatto immediatamente scattare le manette alla settantunenne, la quale ha in seguito passato una notte in cella prima di essere ascoltata dai magistrati.
Durante l’interrogatorio, la donna ha cercato in tutti i modi di giustificare la detenzione della droga in casa. “La uso per pulire l’argenteria e mio figlio la utilizza per lavare la macchina. Infatti questo pacchetto dovevo spedirlo a lui, che abita a Londra” avrebbe dichiarato la Rivelli dinanzi ai giudici.
Per poi continuare: “Quelle bottiglie le ha ordinate lui su internet, io non sono capace. Una la dovevo mandare a lui perché gli serviva in Inghilterra, dove è legale, l’altra arrivata a casa era un ordine che aveva fatto partire lui in aggiunta, perché il primo non lo consegnavano. Un flacone, poi, io lo tengo sempre a casa per fare le pulizie insieme alla domestica“.
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Stando al racconto dell’ex attrice, quindi, si tratterebbe di uno spiacevole equivoco. Dopo aver ascoltato la sua versione, il giudice ha comunque deciso di convalidare l’arresto senza però applicare ulteriori misure cautelari.
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