È come commentare caratteristiche tipicamente femminili
- L’Alta Corte britannica ha stabilito che insultare un uomo chiamandolo “pelato” può costituire molestia
- L’elettricista ha denunciato la sua azienda dopo che il supervisore lo insultò nel 2019 con un commento offensivo, ritenuto discriminatorio
- L’azienda ha cercato di difendersi, sostenendo che uomini e donne possono essere calvi, ma il tribunale ha ritenuto che l’insulto fosse legato al genere maschile
- Il tribunale ha fatto il paragone con commenti su tratti tipicamente femminili, come il seno, affermando che il commento sulla calvizie fosse sessualmente connotato
- La sentenza segna un precedente importante nella protezione contro la discriminazione anche per gli uomini, stabilendo che commenti simili non sono accettabili in ambito lavorativo
L’Alta Corte britannica ha recentemente emesso una sentenza storica, stabilendo che insultare un uomo chiamandolo “pelato” può costituire molestia. Questo verdetto è stato pronunciato dopo una causa legale intentata da un elettricista contro la sua azienda per discriminazione sul lavoro. Il caso ha avuto inizio nel 2019, quando il supervisore dell’uomo lo insultò in modo particolarmente denigratorio, definendolo “pelato del ca***” durante una discussione in fabbrica.
Nel 2021, quando l’uomo è stato licenziato, ha deciso di portare la sua causa davanti al tribunale del lavoro, ottenendo inizialmente un parere favorevole. Tuttavia l’azienda ha tentato di difendersi, sostenendo che sia uomini che donne possono essere calvi per scelta o per ragioni mediche, e quindi il termine “pelato” non avrebbe violato le leggi sulla parità di trattamento. Nonostante ciò, il tribunale ha respinto il ricorso dell’azienda, affermando che l’insulto fosse “intrinsecamente legato al genere”. In altre parole, commentare la calvizie di un uomo equivale a commentare caratteristiche sessuali tipicamente femminili, come il seno di una donna, rendendo il commento sessualmente discriminatorio.
L’importo esatto del risarcimento non è stato ancora divulgato
Il giudice ha dichiarato che il commento del supervisore si riferiva a una caratteristica che è più comune tra gli uomini e, quindi, intrinsecamente legata al genere maschile. Questo ha fatto sì che l’insulto fosse considerato una forma di molestia, poiché un commento simile rivolto a una donna non sarebbe stato accettabile. In questo modo la corte ha stabilito che le discriminazioni legate a tratti fisici specifici, come la calvizie, possono essere considerate violazioni delle leggi sulla parità, se fatte in modo sessualmente connotato.
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La sentenza è significativa poiché stabilisce un precedente riguardo l’estensione della protezione contro la discriminazione sessuale anche per uomini, e non solo per donne. Ora, l’azienda dovrà risarcire l’uomo, anche se l’importo esatto del risarcimento non è stato ancora divulgato. Questo caso evidenzia come anche insulti che sembrano innocui o banali possano avere gravi implicazioni legali quando si trattano temi legati al genere.
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