Che cos’è il “boomerasking”, la cattiva abitudine studiata dalla scienza

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Che cos’è il “boomerasking”, la cattiva abitudine studiata dalla scienza

| 12/04/2025
Fonte: Pexels

Un team di ricercatori ha studiato una dinamica interpersonale che rende una conversazione priva di sincerità

  • Il “boomerasking” è un comportamento in cui, durante una conversazione, si pongono domande per riportare l’attenzione su sé stessi
  • Uno studio ha identificato tre tipologie di domande che una persona può rivolgere all’interlocutore​
  • Fare boomerasking è ritenuto un comportamento non sincero e può danneggiare le relazioni sociali
  • Chi pratica la tecnica spesso crede di essere coinvolgente, ma è visto come egocentrico e disinteressato all’interlocutore
  • Per creare conversazioni autentiche, è consigliabile porre domande con vero interesse e ascoltare attentamente le risposte

 

In una conversazione di solito tra gli interlocutori c’è un interesse reciproco e le domande che si fanno sono finalizzate a conoscersi meglio. Quando però da una parte c’è disinteresse verso l’altro, il dialogo può essere orientato a parlare di se stessi e mettersi in mostra con domande mirate.

Il disinteresse dell’interlocutore

Questo tipo di comportamento è detto “boomerasking” e sottintende una tecnica di conversazione in cui una persona pone una domanda non per reale interesse verso la risposta dell’interlocutore, ma come stratagemma per riportare l’attenzione su sé stessa. Il termine, coniato dai ricercatori comportamentali Alison Wood Brooks, dell’Università di Harvard, e Michael Yeomans, dell’Imperial College Business School, deriva dall’analogia con il boomerang: la domanda, una volta lanciata, ritorna rapidamente a chi l’ha posta.

Immagina che qualcuno ti chieda: «Com’è andato il tuo weekend?» Racconti la storia di un incontro con gli amici, solo per sentirti rispondere immediatamente: «Oh, bello, il mio è stato fantastico! Ho fatto paracadutismo». Sebbene la domanda iniziale sembri ben intenzionata, il rapido cambio di direzione suggerisce che chi pone la domanda è meno interessato alla vita dell’altra persona e più desideroso di parlare della propria.

Le tre tipologie di domande

I ricercatori hanno studiato questo tipo di comportamento sociale e hanno identificato tre principali tipologie di boomerasking.​

Ask-bragging (domanda-vanto): L’individuo pone una domanda e, subito dopo aver ricevuto la risposta, condivide un’esperienza personale positiva. Ad esempio, chiede «Come è andato il tuo weekend?» per poi raccontare dettagliatamente di una propria esperienza straordinaria. ​

Ask-complaining (domanda-lamentela): simile alla precedente, ma l’individuo, dopo aver posto una domanda, condivide un’esperienza negativa personale. Ad esempio, chiede «Come stai?» per poi lamentarsi dei propri problemi di salute o difficoltà personali. ​

Ask-sharing (domanda-condivisione neutra): l’individuo pone una domanda e, dopo la risposta, condivide un’informazione neutra o banale, senza un reale interesse per la risposta dell’altro. ​

Secondo lo studio, il boomerasking potrebbe riflettere uno scontro tra due desideri umani: l’impulso a essere reattivi verso gli altri e il desiderio di condividere esperienze personali. Ponendo prima una domanda, le persone cercano di apparire riflessive, ma quando non riescono a resistere alla tentazione di intervenire con la propria storia, l’illusione crolla.

Come creare un dialogo sincero

Il comportamento è spesso percepito come insincero e può danneggiare le relazioni sociali. Sebbene chi pratica il boomerasking possa credere di essere coinvolgente e piacevole, spesso viene visto come egocentrico e disinteressato all’interlocutore. Uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Psychology ha evidenziato che le persone preferiscono interazioni in cui l’interesse è genuino e non strumentale. ​

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Per evitare il boomerasking e promuovere conversazioni più sincere, è consigliabile porre domande con vero interesse verso l’interlocutore, ascoltare attentamente le risposte senza interrompere o deviare il discorso e​ costruire la conversazione basandosi su ciò che l’altro ha condiviso, anziché riportare continuamente l’attenzione su sé stessi.​

 

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