Il cervello umano, noto per le sue capacità cognitive avanzate, ha subito cambiamenti notevoli nel corso dell’evoluzione. Recenti studi indicano che il nostro cervello è diventato più piccolo rispetto a quello dei nostri antenati e le implicazioni di questa tendenza sono oggetto di dibattito tra gli scienziati. Tradizionalmente si ritiene che le dimensioni del cervello siano correlate alla complessità delle funzioni mentali. Tuttavia i dati suggeriscono che, rispetto a 100 mila anni fa, il cervello degli esseri umani moderni è circa il 13% più piccolo. Questo fenomeno è stato documentato dallo paleoantropologo Ian Tattersall, che attribuisce l’inizio della riduzione a un periodo di evoluzione culturale e linguistica.
Secondo questa visione, un cervello più compatto e meglio organizzato potrebbe essere vantaggioso per ridurre il consumo energetico, in confronto ai cervelli più grandi dei Neanderthal e dei primi Homo sapiens. Altri studi, come quello che ha esaminato il periodo di riscaldamento climatico degli ultimi 17.000 anni, suggeriscono che i cambiamenti climatici possano aver influenzato la dimensione del cervello. In questo contesto il continuo riscaldamento globale potrebbe ulteriormente contribuire a una diminuzione delle dimensioni cerebrali.
Un’altra teoria, proposta dall’antropologo Jeremy DeSilva, indica che la riduzione del cervello si sarebbe accelerata negli ultimi 5000 anni, coincidente con il passaggio da società di cacciatori-raccoglitori a civiltà più complesse. DeSilva sostiene che la specializzazione e la distribuzione delle conoscenze abbiano diminuito la necessità di un cervello voluminoso per la sopravvivenza. Tuttavia questa teoria è controversa poiché non tutte le società hanno attraversato questa transizione nello stesso arco temporale.
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Nonostante le dimensioni più contenute, i ricercatori avvertono che un cervello più piccolo non implica necessariamente una diminuzione dell’intelligenza. Le capacità cognitive sono influenzate non solo dalla grandezza del cervello, ma anche dalla sua struttura e complessità. Inoltre l’evoluzione degli strumenti e delle tecnologie potrebbe compensare parzialmente la riduzione delle dimensioni cerebrali.
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