Fonte: Pixabay
Ogni giorno ci troviamo a fare molte azioni automatiche che sono il frutto di abitudini consolidate nel tempo. Lavarci i denti, guidare su una strada familiare, fare jogging o altre attività di routine vengono eseguite “in automatico” in modo da non sovraccaricare il cervello.
Le abitudini iniziano a formarsi presto nella vita, quando un bambino ripete un’azione che porta ad una gratificazione, che il cervello interpreta come rinforzo positivo.
Due sistemi cerebrali principali sono coinvolti nella formazione delle abitudini: il sistema orientato agli obiettivi per le azioni intenzionali e il sistema delle abitudini per i comportamenti automatici. Le abitudini sono comportamenti automatici che il nostro cervello sviluppa per risparmiare energia e prendere decisioni più velocemente. Si formano attraverso un processo di ripetizione e ricompensa, in cui un’azione seguita da una conseguenza positiva viene rinforzata e memorizzata.
Durante le prime fasi della formazione dell’abitudine, le parti decisionali del cervello (cortecce prefrontali) vengono attivate e l’azione è molto deliberata. Nel cervello si attivano le reti neurali che diventano sempre più forti ed efficienti man mano che l’azione si ripete e allo stesso tempo la rete celebrale ha bisogno di stimoli sempre più piccoli per essere attivata. In seguito, man mano che le abitudini si rafforzano, le parti decisionali del cervello non hanno più bisogno di attivarsi per dare inizio all’azione. L’abitudine è ora attivata nella memoria e considerata automatica: i circuiti neurali possono eseguire l’abitudine senza un pensiero cosciente.
Quanto ci mette un’abitudine per formarsi nel cervello? Studi hanno dimostrato che le abitudini impiegano dai 18 ai 254 giorni per formarsi, con una media di circa 66 giorni.
Perdere un’abitudine, invece, attiva il meccanismo inverso. Invece di stimolare le connessioni neurali, il cervello avvia un processo di indebolimento delle stesse. Spesso però le connessioni sono talmente interconnesse con i circuiti cerebrali che sono difficili da eradicare.
Un approccio diffuso per interrompere una cattiva abitudine è quello di individuare il segnale o il fattore scatenante specifico che innesca il comportamento, cercando di evitarlo. Si può inoltre provare a sostituire una vecchia abitudine con una nuova e più sana.
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Si può iniziare a modificare l’abitudine a piccoli passi, ripetendo il nuovo comportamento in maniera coerente fino a quando non diventa automatico e trovare una motivazione per proseguire nel tempo. Determinante è inoltre premiarsi per i risultati che si raggiungono in modo tale da essere sempre più motivati e spingere il cervello ad interiorizzare la nuova abitudine, lasciando andare quella vecchia.
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