Una cartolina di Natale, inviata nel lontano 1903, ha finalmente raggiunto il suo destinatario, Miss Lydia Davies, ben 121 anni dopo la spedizione. L’incredibile vicenda si è svolta a Swansea, in Galles, dove oggi si trova un’agenzia della Swansea Building Society, l’indirizzo originale della cartolina. Il mittente, Ewart, scriveva con affetto a Lydia, esprimendo rammarico per non poterla visitare e menzionando un piccolo tesoretto di 10 scellini. In un’epoca in cui le comunicazioni avvenivano prevalentemente per posta, il messaggio personale racchiudeva un affetto sincero.
La cartolina è stata scoperta casualmente da Henry Darby, responsabile marketing della società, mentre smistava la corrispondenza. Colpito dalla storia, Darby ha condiviso l’immagine della cartolina sui social media, avviando una ricerca per rintracciare i discendenti di Lydia. L’indirizzo è stato confermato da un archivista locale, Andrew Dully, il quale ha rintracciato i dati storici sugli abitanti di Gradlock Street. Nel 1903 l’indirizzo ospitava John F. Davies, la sua moglie Maria e i loro sei figli, tra cui la sedicenne Lydia, la maggiore della famiglia. La ricerca ha stimolato l’interesse della comunità locale, con molti che si sono offerti di controllare i propri legami familiari per scoprire eventuali connessioni con la destinataria originale.
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Un portavoce della Royal Mail ha spiegato che, piuttosto che essere stata persa per oltre un secolo, la cartolina potrebbe essere stata reinserita nel sistema postale. Questo ha garantito la consegna all’indirizzo corretto, rispettando i protocolli del servizio postale britannico. Il post sulla cartolina ha generato una serie di commenti entusiasti, tra cui un utente che affermava di essere un Davies di Swansea e che intendeva esaminare il proprio albero genealogico. Sebbene non sia possibile sapere se Lydia abbia mai ricevuto il messaggio, è chiaro che la cartolina ha suscitato un senso di nostalgia e curiosità per la storia della sua famiglia e il contesto storico dell’epoca. Questa singolare vicenda ci ricorda come le parole possano viaggiare nel tempo e riemergere in modi inaspettati.
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