I cambiamenti climatici influiscono sull’aumento dell’aggressività e dell’odio online. Lo ha scoperto un recente studio realizzato dal Postdam Institute for Climate Impact Research, in Germania. Il team di scienziati ha rilevato che le manifestazioni di odio aumentano di oltre un quinto con l’innalzarsi delle temperature.
Precedenti ricerche avevano già stabilito correlazioni tra cambiamenti climatici e aggressività. Studi empirici hanno dimostrato che le anomalie della temperatura ambientale sono associate ad un rischio maggiore di conflitti armati nei paesi africani, di guerre civili e conflitti intergruppi in Africa e Medio Oriente.
Tuttavia, con il 60% della popolazione mondiale che utilizza Internet, l’aggressività e l’odio si diffondono anche nel mondo digitale, diventando un problema rilevante.
Lo studio portato avanti dal team si è concentrato sull’odio manifestato dagli utenti su Twitter. Gli scienziati hanno utilizzato una rete di computer per analizzare quattro miliardi di tweet di utenti negli Stati Uniti.
«Le persone tendono a mostrare online un comportamento più aggressivo quando fuori fa molto caldo o molto freddo» ha affermato Annika Stechemesser, prima autrice dello studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”. Per “incitamento all’odio” si è inteso un linguaggio discriminatorio verso persone o gruppi di persone sulla base della religione, etnia, nazionalità, razza, colore, discendenza, sesso e altri fattori di identità.
Grazie ad un software e a degli algoritmi sono stati indentificati circa 75 milioni di tweet di odio formulati in inglese nel periodo tra il 2014 e il 2020. Nell’arco di tempo di riferimento il numero cambiava in misura direttamente proporzionale al variare della temperatura ambientale. Al di fuori di temperature tra i 12 e 21 °C l’odio online è aumentato del 12% per le temperature più fredde e fino al 22% per quelle più calde.
«Rilevando con il nostro algoritmo i tweet aggressivi in oltre 4 miliardi di tweet di utenti statunitensi e combinandoli con i dati metereologici, abbiamo scoperto che sia il numero assoluto, che la quota di tweet di odio, aumentano al di fuori della zona di comfort climatico» ha aggiunto la ricercatrice. Il minor numero di tweet negativi si è avuto con temperature tra i 15 e 18 °C.
«Anche nelle aree ad alto reddito, dove le persone possono permettersi l’aria condizionata e altre opzioni per mitigare il calore, osserviamo un aumento dell’incitamento all’odio nei giorni estremamente caldi. Pertanto ci sono probabili limiti di adattamento alle temperature estreme e che sono inferiori a quelli fissati dai nostri limiti fisiologici» ha affermato Anders Levermann, capo di Complexity Science presso il Potsdam Institute e ricercatore presso la Columbia University, coautore dello studio. Le conseguenze di questa condizione potrebbero essere estreme, portando a crimini di odio nel mondo reale.
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«Per secoli la scienza ha affrontato la questione di come il clima influenzi il comportamento umano e la coesione sociale» ha affermato la ricercatrice Leonie Wenz. «Ora, con i cambiamenti climatici in corso, è più importante che mai. I nostri risultati evidenziano che l’odio online è un nuovo canale che condiziona la società. Lavorare per ridurre le emissioni in maniera drastica e rapida non andrà solo a beneficio dell’ambiente ma anche della coesione sociale e della salute mentale delle persone».
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